Regia di Donald F. Glut vedi scheda film
Corto del 1969 passato alla storia per essere il primo film dal vivo dello Spider-man di Stan Lee, ovviamente amatariale e con effetti speciali così casarecci da risultare simpatici.
Giudicare il cortometraggio dell'Uomo Ragno/Spider-man del 1969 con i parametri di oggi equivale a sparare sulla Croce Rossa, perché questa prima avventura dal vivo del supereroe Marvel, creato da Stan Lee nel 1962, ha più buchi di una nave che cola a picco, tanto da far sembrare i noti telefilm anni'70 con Nicholas Hammond un caplavoro in quanto a FX. In verità, anche con i parametri del film a fumetti degli anni'60 ha più difetti che pregi, perché se il telefilm di Batman con Adam West (e relativo film) era praticamente a budget zero, nonostante fosse un prodotto hollywoodiano D.O.C., questo corto è a budget meno zero, perché è girato con materiali ed effetti speciali fin troppo casarecci (vedi Spider-man che, nelle scene quando si penzola fra i grattacieli con la sua tela e si arrampica sui muri, viene rimpiazzato dal suo stesso pupazzo che vendevano all'epoca i negozi di giocattoli in USA)...E non aiuta nemmeno il costume, dozzinale al 300%! E allora cosa c'è da salvare in questo corto amatoriale? Beh, la storia semplice-semplice del supereroe che combatte il supercattivo e salva la ragazza di turno (ricordiamocelo, questo è un corto senza pretese), "l'arte di arrangiarsi" del regista/protagonista stuntman che indossa sì un ragno-costume orribile, ma che si ispira a quello del primo Spider-man disegnato da Steve Ditko, con tanto di geniale trovata delle carze di nylon da donna di colore nero che fungono da ragnatele intrappola-cattivi! Inoltre, il dottor Lightining, il supercattivo da combattere, è inedito, è vero, ma quanti antagonisti che non erano mai apparsi nei fumetti originali erano stati inventati per i ragno-cartoons tv degli anni'60? Parecchi e questo scienziato pazzo sembrava uno di quelli. Quanto alla ragazza da salvare, (la bella figlia del cattivo con la maschera di ferro, il costume nero e la pistola "elettrizzante"), pure lei era l'ennesimo personaggio inedito, ma nella trama andava bene. E' vero, qui non compare mai un Peter Parker in abiti civili, ma negli anni'60 ciò che contava in tv e al cinema era mostrare sopratutto il supereroe in azione e ciò avviene anche qui. Inoltre, senza saperlo, azzeccano un doppio tormentone dello Spider-man di Stan Lee: quello del padre pazzo supercriminale e del figlio (in questo caso, figlia) oppresso e succube dal genitore (Goblin docet). Insomma, è un brutto cortometraggio, ma con i suoi perché (ci sono anche le automobili sportive che cambiano in vistosi modellini-giocattolo quando precipitano nei burroni ed esplodono). Avessimo oggi una fantasia come quella degli anni'60...
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