Regia di Rungano Nyoni vedi scheda film
CANNES 70 - QUINZAINE DES RÉALISATEURS
Nella giungla arroventata e secca, assetata d'acqua che non scende dal cielo da tempo immemore, in un paese non precisato in Africa, una bimba di nome Shula, a seguito di un banale incidente presso un pozzo utilizzato in massa per la raccolta dell'acqua che scarseggia, viene additata come strega.
Avvisato il rozzo e scaltro responsabile dell'amministrazione locale, la bimba viene portata a forza in un campo di raccolta che ospita altre donne accusate come lei di stregoneria ed occultismo, e come tali legate a lunghi nastri bianchi che si sfilano come fusi giganteschi per lasciar loro un po' di spazio da percorrere e minacciate del fatto che in caso di rottura del cordone, esse si sarebbero trasformate immediatamente in capre per essere destinate alla macellazione.
Donne sole, abbandonate come in uno zoo, ed utilizzate come strumento di curiosità morbosa e quindi sistema di attrazione facile per lucrare in modo disumano sul flusso turistico che attraversa la zona, del resto particolarmente inospitale e poco adatta ad essere sfruttata commercialmente.
La bimba diviene oggetto di curiosità anche mediatica, chiamata ad apparire pure in tv, e si addossano a tal punto le responsabilità su di lei circa le attese probabilità di una pioggia salvifica che pare tardare perennemente, che un destino funesto e sacrificale si abbatterà sulla piccola sventurata Shula.
Coproduzione anglo-francese curiosa e bizzarra, il film della regista Rungano Nyoni appare tuttavia incerto già dall'inizio se intraprendere la strada ironica o grottesca, o quello di una sana realistica denuncia di un ennesimo triste capitolo contro gli abusi e la persecuzione esercitata sulle classi più deboli ed in particolare sulle donne, o alcune "categorie" tra di esse.
Azioni disumane create e gestite dalla cattiveria e dalla malizia umana che si alimentano ed irrobustiscono con l'ignoranza, la povertà e la superstizione.
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