Regia di Jonas Carpignano vedi scheda film
Torna il ragazzino rom prematuramente divenuto adulto; i bambini di 3/4 anni con la sigaretta in bocca; e la vita di espedienti e ruberie che regola l'esistenza di un campo nomade incastonato tra una terra di cosche e di migranti in cerca di vana speranza. Il cinema della verità trova in Carpignano il suo più puro e giovane esponente.
CANNES 70 - QUINZAINE DES REALISATEURS
Due anni dopo Mediterranea, ritroviamo i personaggi che hanno composto il cinema del giovane talentuoso regista italiano, ma cosmopolita, Jonas Carpignano, che Il Festival di Cannes ha nuovamente voluto tra i suoi ranghi, questa volta non più alla Semina de la Critique, ma alla altrettanto prestigiosa Quinzaine.
E con lui ritroviamo l'ex bambino ora ragazzo Pio (Pio Amato che interpreta sostanzialmente se stesso), cresciuto in fretta, troppo in fretta per potersi meritare una vita normale di legalità ed onesto lavoro. Ritroviamo la sua famiglia rom all'interno del campo nomadi che porta il titolo del film (e pure del corto di esordio di Carpignano); un ambiente in cui i rapporti di amore filiale non si discutono , ma in cui l'esperienza o la vera e propria truffa non si rinnegano né si guardano come una evenienza da tener lontana.
Pio torna a frequentare il suo vero ed unico amico, un immigrato adulto che, a differenza di altri, ha saputo mettere a frutto intelligenza e spirito d'iniziativa, dirigendo, con un certo riscontro, un vero e proprio mercato alternativo di elettrodomestici ed altri articoli da ricettare, col sogno un giorno di caricarli in un container per trasportarli nel paese natio ove risiedono la sua famiglia ed i suoi veri affetti.
Ma Pio dovrà scegliere alla fine se salvare egli stesso e la propria famiglia, il gratello che eglu vonsidera ul suo vero idoli, dopo essere stato protagonista di un pericoloso incidente diplomatico tra vicini potenti, o invece tutelare il suo amico fidato ormai da anni. Come sempre la dura legge della strada e della prepotenza hanno la meglio sul rimorso che spingerebbe ad evitare di tradire un amico ritenuto fraterno.
Carpignano riprende tutto il suo cinema fatto di vita vera e ci riproduce ancora una volta un ritratto sconcertante ma più vero del vero, della vita nomade nella Calabria di oggi. Ma anche le connivenze della malavita organizzata tra questo mondo e quello dei migranti che sempre più approdano al Sud senza poi riuscire a concludere un viaggio che presenta quasi sempre ben altre destinazioni.
Ottima accoglienza in sala per un regista giovane, ma di punta, che utilizza il linguaggio della quotidianita' vera, schietta, drammatica, come sceneggiatura di vita, e che cpme tale evita ogni compromesso o attenuazione nel trascorsi sullo schermo. Un cineasta che sarà sempre più un piacere seguire nei suoi futuri sviluppi e lavori.
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