Trama
Nella Ciambra, una piccola comunità rom in Calabria, la vita ha un ritmo unico. Basta guardare ad esempio Pio Amato che, sebbene i suoi 14 anni, è cresciuto in fretta. Pio segue dappertutto il fratello maggiore Cosimo e da lui ha imparato come muoversi tra le strade della città natale. Una notte, Pio prova a dimostrare al fratello di essere migliore di lui ma, quando le cose non vanno come dovrebbero, una serie di eventi cambierà per sempre il modo in cui vede il mondo.
Approfondimento
A CIAMBRA: CRESCERE TRA I ROM IN CALABRIA
Diretto e scritto da Jonas Carpignano, A Ciambra racconta il processo di crescita di Pio Amato, un quattordicenne appartenente a una piccola comunità di rom in Calabria. Nonostante la sua giovane età, Pio beve, fuma ed è uno dei pochi a sapersi destreggiare tra le diverse fazioni - italiani, rom e immigrati africani - che popolano la sua zona. Pio segue il fratello maggiore Cosimo ovunque, imparando da lui cosa serve per sopravvivere lungo le strade della loro città natale. Quando però Cosimo scompare e le cose iniziano ad andare per il verso sbagliato, Pio proverà a dimostrare di essere pronto a prendere il posto del fratello e a divenire un uomo a tutti gli effetti.
Con la direzione della fotografia di Tim Curtin, le scenografie di Marco Ascanio Viarigi, i costumi di Nicoletta Taranta e le musiche composte da Dan Romer, A Ciambra è il secondo lungometraggio di Carpignano a essere ambientato nel sud dell'Italia, nei pressi della città di Gioia Tauro. Mentre in Mediterranea descriveva il mondo di due immigrati africani, in A Ciambra entra nel mondo della famiglia Amato, realmente esistente e appartenente alla comunità rom. A descrivere l'incontro con gli Amato è lo stesso regista: "La prima volta che ho incontrato la famiglia Amato è stata nel 2011 dopo che la mia Fiat Panda, in cui erano le attrezzature della mia prima troupe cinematografica, è stata rubata. Mi trovavo a Gioia Tauro per le riprese del cortometraggio A Chjana e a Gioia Tauro la prima cosa che si fa quando ti rubano una macchina è quella di rivolgersi agli zingari. Ho visto allora la ciambra, la zona abitata dai rom e mi sono immediatamente innamorato dell'energia del posto. Ho aspettato allora tre giorni per avere indietro la mia macchina solo perché nel frattempo era morto il nonno di Pio (nel mio film, il personaggio di nonno Emilian si ispira a lui) e non si poteva trattare il riscatto della vettura fino a quando non erano terminati i riti funebri. La situazione mi ha talmente impressionato che scrissi allora una prima bozza di sceneggiatura. Parlare della situazione dei rom in Italia non è facile: non sono organizzati in maniera compatta. Alcuni hanno scalato i vertici della criminalità organizzata, altri lavorano come operai al pari degli italiani e altri ancora continuano a vivere come nomadi in squallidi campi di roulotte. Nel mio film, è importante osservare anche il rapporto che i rom nella piana di Gioia Tauro hanno con gli immigrati africani, sollevando questioni inerenti a fattori sociologici sempre più ampi. Ecco perché mi soffermo molto sulla relazione tra Pio e Ayiva".
Il cast
A dirigere A Ciambra è Jonas Carpignano, giovane regista che ha trascorso tra la sua infanzia tra Roma e New York. Carpignano ha iniziato a realizzare film mentre studiava alla Wesleyan University. Dopo la laurea, ha cominciato a dedicarsi al cinema in maniera professionale realizzando opere in coproduzione tra… Vedi tutto
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Commenti (11) vedi tutti
Meno male che il regista si è "innamorato" del mondo degli zingari,se no chissà:ne viene fuori un dipinto pessimo,quasi orripilante acuito dal tradimento finale e ineluttabile...Già gli zingari non sono molto amati e questi "dipinti" non fanno altro che peggiorare la reputazione.La camera che traballa ti fa venir voglia di interrompere la visione.5
commento di Zico1964Dopo un certo periodo di visione,tutto si rende pesante e quello che accade logora gli Occhi tra Ragazzini con pessime abitudini e Vita altamente ardua tra ruberie e ordinarie cavolate sparse.voto.1.
commento di chribio1Un falso film documentaristico, ma in realtà costruito a tavolino, nessuna speranza l'uomo a cui accenna il film in realtà è non uomo. Tutti, compresa la realtà ghanese hanno un fato da seguire senza possibilità di redenzione.
commento di cammerciretorico ??...non direi ogni tanto dal cilindro dei registi italiani devono uscire opere cosi'...dirette e di vita reale,promosso.
commento di ezioUna volta stavamo sulla strada. Eravamo liberi, senza padroni. Noi siamo soli contro il mondo.
leggi la recensione completa di champagne1Voto: 5, molto a malincuore, perché per tutto il resto c'era materia per un ottimo lavoro.
leggi la recensione completa di andenkoUn bel film istruttivo con qualche tocco neorealista.
leggi la recensione completa di Carlo CerutiSenza trionfalismi dunkirkiani o levate di scudi arnofskyane Carpignano mette in scena il film più autentico dell’anno.
leggi la recensione completa di ChiappoMi piace pensare che Martin Scorsese, co-finanziatore del film con il suo fondo per autori emergenti, nonché autore de “Il mio viaggio in Italia”, vero atto d’amore per il cinema italiano, se ne sia innamorato anche per via di quel cavallo grigio che in alcuni dei momenti topici del racconto appare come una visione...
leggi la recensione completa di Fabrizio DividiCon disincanto e realismo, un giovane autore prova a sconfinare dentro la più pressante attualità. Allo spettatore resta la scelta della direzione da intraprendere. Se la formula non sembra abbastanza originale immergiamoci nei suoni e nei colori di A Ciambra, Ne usciremo frastornati.
leggi la recensione completa di KurtisonicTorna il ragazzino rom prematuramente divenuto adulto; i bambini di 3/4 anni con la sigaretta in bocca; e la vita di espedienti e ruberie che regola l'esistenza di un campo nomade incastonato tra una terra di cosche e di migranti in cerca di vana speranza. Il cinema della verità trova in Carpignano il suo più puro e giovane esponente.
leggi la recensione completa di alan smithee