Regia di Guillermo Del Toro vedi scheda film
Fantasia sentimental-malinconica con attori mostri di bravura e una valida morale. Ma la fiaba fa un po' acqua : durata eccessiva, trama poco avvincente, diverse stonature. Voto 6.
Difficile trovare un film più critico nei confronti della società USA di questo, in cui il rappresentante delle autorità a stelle e strisce interpretato dal bravo Michael Shannon contraddice un bel po' di principi democratici (e umani), dedicandosi a tempo pieno a discriminare in base a sesso, razza, lingua, religione, opinioni politiche, condizioni personali e sociali, presenza o meno di branchie, e chissà quant'altro. Viene rappresentata l'America del 1962 (ma si vuole forse alludere a quella attuale) senza alcuna tenerezza, come una nazione in cui ciascuno aspirerebbe a una fetta di torta, ma moltissimi vengono ingiustamente esclusi dal banchetto perchè considerati non conformi ai requisiti richiesti; tra l'altro la torta, dettaglio non trascurabile, farebbe pure schifo. Questa critica sferzante, probabilmente, anzi, sicuramente troppo severa, è il vero nucleo del film, più della storia d'amore impossibile (e un po' artificiosa) attorno alla quale ruota la trama; è comunque memorabile la sequenza di letterale "full immersion" nella passione, nella quale Del Toro dà prova di quel talento visivo che generò "Il labirinto del fauno", il vero capolavoro del regista messicano. Velleitario e un po' stonato l'accenno musical così come l'eccessivo realismo di alcune scene violente. Da "Il mostro della laguna nera" a "L'Atalante" sono molteplici le citazioni di classici della storia del cinema, ma il debito d'ispirazione più grande di questo film è probabilmente con lo spiazzante "Delicatessen" di Jeunet e Caro, altro film in cui il tasso di umidità degli appartamenti superava decisamente il livello di guardia.
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