Regia di Guillermo Del Toro vedi scheda film
Originale e riuscito.
Ha una sua originalità visiva e narrativa l'ultimo lavoro di Del Toro, vincitore di quattro Oscar tra cui quello al miglior film. In apparenza può sembrare una semplice favoletta e probabilmente è così, ma è una favola condita di sangue, violenza e macabra cattiveria (ben lontana da un cartone della Disney per intenderci), una favoletta in cui i cattivi sono orrendi mostri (e non parlo della creatura marina) figli del conformismo statunitense del dopoguerra, malati di consumismo e competitività, gentaglia senz'anima impegnata solo nell'arte del narcisismo e del potere. A far da contraltare a questo sudiciume spicca l'elogio, che è sempre poetico, dei diversi, degli sfortunati, degli ultimi, degli umiliati ed offesi: una donnina delle pulizie, Elisa, muta, sola e dimessa, un pubblicitario vecchio ed amareggiato, una spia sovietica in rotta col suo avido paese e, infine, la creatura marina, inquietante e bellissima, catturata, maltrattata ed imprigionata in una base militare Usa di cui Elisa, che lavora lì, si innamora perdutamente, ricambiata. Quattro disgraziati finiti in mezzo all'atroce ed ottusa Guerra Fredda.
Molti personaggi azzeccati, Michael Shannon, in particolare, nel ruolo del crudele colonnello statunitense Strickland, dà vita ad un individuo di una stupidità ed una retorica disarmante, a cui riesce a donare qualche tocco di ironia e di superba idiozia.
Alcune scene contengono molta suspense, il ritmo è infallibile, l'atmosfera è adeguata e c'è qualche bel momento di pura, e talvolta violenta, poesia.
Non un capolavoro, ma un film originale e riuscito.
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