Regia di Guillermo Del Toro vedi scheda film
L'oscar miglior film e la regia (così come le 13 nomination in totale) e addirittura il Leone d'Oro, farebbero pensare a qualunque spettatore di ritrovarsi innanzi ad un grande film; se ci aggiungiamo inoltre che dietro la macchina da presa c'è Gulliermo Del Toro, allora le aspettative diventano subito certezze. Purtroppo non è questo il caso, visto che se non ci fosse il nome del regista messicano, si farebbe oltremodo fatica ad associare questo prodotto a tale autore, e non perchè non vi siano tematiche care al suo modo di fare cinema, ma per via dell'approccio adottato.
il film è ambientato negli anni 60', in un'america scossa dalle tensioni raziali e in piena paranoia per la guerra fredda e alla ricerca di novità che le possano consentire di stare sempre davanti agli odiati sovietici.
Elisa Esposito è una giovane ragazza muta che lavora come donna delle pulizie in laboratorio governativo, che conduce una vita di solitudine ed emarginazione. Un giorno verrà incaricata di pulire una delle stanze di questo laboratorio dove è appena giunto un mostro anfibio, con il quale la ragazza entrerà sempre più in empatia sino a stabilire una comunicazione con tale creatura.
In sostanza, è una fiaba in tutto e per tutto (non ci sarebbe nulla di male, visto che tale genere è in crisi decennale) e nonostante il film sia pubblicizzato come tale (ma rigorosamente "dark", perchè sennò non siamo considerabili autori dalla critica ufficiale) e la presenza di sangue copioso in certe sequenze (anche gratuitamente ostentato), è una pellicola emozionalmente anemica.
Tutto questo è dovuto al fatto che risulta un prodotto costruito totalmente a tavolino per piacere alla critica ufficiale e alle giurie che conferiscono i premi, oramai in preda alla moda del politicamente corretto; infatti abbiamo:
- Donna protagonista.
- Inquilino Gay pure (il personaggio di Jenkins sembra esista per spiegare tutto allo spettatore più che per utilità narrativa).
- La protagonista è affetta da handicap (è muta ma non sorda, così possiamo levarci di torno certe magagne che risulterebbero complicate da mettere in scena).
- Amica di colore che fà le pulizie come lei (una sopravvalutata Spencer che con questa arriva addirittura alla terza candidatura).
- Il personaggio della Spencer sottomessa al marito per poi ribellarsi al potere maschile.
- Critica al perbenismo della famiglia americana tramite il personaggio di Shannon, fatto nel più classico dei modi (la solita fotografia luminosa) e schematico (sia mai che si entri troppo in profondità, dobbiamo essere educati).
- Critica alla fede religiosa cieca (Dio è tutto e tutti alla fine... che idiozia).
- Molestie sul lavoro da parte del padrone contro le sue dipendenti.
- Ambientazione anni 60' tanto per ficcarci le informazioni sulle proteste per i diritti civili (poi alla fine che sia anni 60' serve a poco, visto che è solo buttato lì e basta).
- Solito ammasso di citazioni al cinema classico fatto tanto per arruffianarsi la critica e i cinefili più sprovveduti e poco sentito.
In sostanza la fiaba sparisce a favore di tutte queste tesi costruite a tavolino che non sono inserite fluidamente nel film, visto che per la maggior parte risultano forzate. La protagonista impersonata da Sally Hawkins, è una perfetta eroina da fiaba; semplice, dolce, un pò goffa, umile, ma determinata quando serve e lo richiede la circostanza, solo che Del Toro non la valorizza appieno ed ammazza la maggior parte del potenziale con una quantità abnorme di dialoghi pedanti, asfissianti, didascalici (e scritti anche maluccio) che finiscono con il distruggere ogni libertà e fantasia dello spettatore.
Abbiamo scene di nudità e di masturbazione della protagonista totalmente gratuite e buttate tanto per fare film adulto, visto che poi alla prova del 9, il regista tiene clamorosamente fuori campo lo spettatore (chiudendo la tendina della vasca) dal momento tematico più interessante della pellicola. E' un film che dovrebbe basarsi sul contatto e la percezione tattile come unico modo che hanno i nostri due protagonisti per comunicare concretamente tra loro, ma finisce con il non essere sfruttato in modo interessante e quando succede il regista non riesce mai a dare forza all'immagine.
Se Eliza comunica in modo tattile per trasmettere e ricevere amore, il capo dell laboratorio governativo Strickland (Shannon) che è marcio nell'animo, usa il tatto per dominare il prossimo (illuminante la scena in ufficio con Elisa in proposito) a causa della repressione costretta a subire da chi gli sta più in alto e tende a scaricare su chi è subordinato a lui le sue frustrazioni (le dita che marciscono a poco a poco, sono sintomo di ciò, nonchè la sua forte volontà di avere innanzi agli altri una forma umana a dispetto della sua vera indole).
Il lieto fine è un qualcosa di glaciale e troppo calcolato (inoltre quella fastidiosa voce fuori campo contribuisce ad ammazzare l'atto finale). Sostanzialmente The Shape of the Water vive di intuizioni che non riescono mai a legarsi e farsi totalmente film, per via di una freddezza calcolatrice posta a monte di tutta l'operazione che finisce con il distruggere ogni fonte di calore, poesia e positività presente in essa. Non contiamo i buchi di sceneggiatura (demenziale come Eliza riesca a scappare con il mostro dalla base militare, nessuna guardia a sorvegliare?). Come ho già scritto sopra, nell'opera vi sono una marea di ciitazioni al cinema classico (musical specialmente) per arruffianarsi il sistema della critica degli oscar e che nell'economia del film, non sanno dare nulla sia narrativamente che emozionalmente (la visione della ragazza quanto è inserita e gestita in modo osceno).
Alla mostra di Venezia evidentemente erano tutti ubriachi quando gli diedero il Leone d'oro, come si sono fatti infinocchiare così? Riguardo le 13 nomination all'oscar vabbè... lo sappiamo tutti gli gli americani sono sempre più sottosviluppati nel recensire film, ma si capisce perchè gliele abbiano date per via dei fattori elencati sopra. In sostanza il messicano pur di vincere ha snaturato in parte sè stesso ed il suo cinema. Non è brutto alla fine (a livello tecnico ha una bella fotografia e anche un paio di buone trovate), ma non è neanche chissà che film e l'immagine non trova mai il suo tono. E' un vero peccato, perchè speravo un ritorno del regista messicano sugli ottimi livelli della Spina del Diavolo e Labirinto del Fauno ed invece... se ne esce con questo film dove la fiaba non riscalda, la solitudine non è troppo sentita, la poesia incide scarsamente e le tesi prevalgono su tutto.
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