Regia di Guillermo Del Toro vedi scheda film
Fiabesco e tecnicamente perfetto, ma non un capolavoro
Un film programmato per vincere. Tecnicamente perfetto (regia, fotografia, scenografia, colonna sonora, ecc.) e dai messaggi universali (amore, alleanza dei deboli contro i forti, ecc.). Ma come spesso succede la somma di tanti fattori di successo non corrisponde necessariamente ad un capolavoro che questo film non è. Intendiamoci siamo di fronte ad un’opera di livello, Guillermo del Toro ha messo in scena qualcosa di teatrale, ha saputo elevare un tema semplicistico a poesia pura, ci sono istanti del film che non possono non scuotere i nostri più nascosti sentimenti. La trama è semplice, una donna muta che condivide la sua vita con poche persone (un uomo solo omosessuale e una collega di lavoro frustrata dal marito) riesce a trovare un canale comunicativo con un “mostro”, da qui si diparte una storia di riscatti dove trionfa, ovviamente, il bene. Del Toro riesce a farcire tutto questo da grande maestro, tuttavia il film scivola via sulle ali della prevedibilità senza scrollarsi di dosso l’alone del fiabesco, a tratti diventa anche un po’ noioso e la scena più significativa – quella del salvataggio del “mostro” – da angosciante si trasforma presto in comica. Al termine della visione prevale il sospiro di sollievo e la convinzione che di questo premio Oscar si parlerà tanto quanto La La Land.
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