Regia di Bradley Cooper vedi scheda film
Il sogno ammerikano auanagana. Storia d'amore al servizio delle ambizioni personali, o narcisismi, dei suoi interpreti.
Proverò ad esprimermi evitando, quanto più possibile, affrettati giudizi di gradimento, e paragoni cinematografici, anche se, va detto, mi meraviglia che un film del genere sia stato incluso nella rosa dei nominati agli Oscars (non che li abbia in grande stima) - possibile non ci fossero film migliori di produzione USA? Lady Gaga se la cava... non egregiamente, ma se la cava. Forse è la meraviglia di questa costatazione ad aver suscitato tanto eccessivo entusiasmo che ha influenzato, persino, me, facendo aumentare la mia perplessità. Sarà che è un periodo di vacche magre (parafrasando Totò) per il cinema, in genere, ma mi aspettavo qualcosa di più. Mi aspettavo di essere felicemente sorpreso da un esordio registico ed un altro attoriale. Quindi ero ben disposto. Lady Gaga ha un gran bella voce, bisogna ammetterlo, ma non basta, come si dice anche nel film. Quello che più mi ha disturbato è la figura della rockstar dannata, che si trascina monotonamente e in modo piatto, lungo tutta la durata del lughissimo metraggio. E' evidente che è lui il vero protagonista e il film è cucito addosso alle ambizioni narcisistiche di Bradley Cooper. Ok, mantengo la calma. 2 ore di questa roba adolescenziale da immaginario statunitense, è sinceramente tanto. Come posso spiegare? Fa parte, ormai, della cultura popolare, l'icona della rockstar decadente, strafottente e tenebrosa. Piace tanto alle cosiddette groupie. Penso che Cooper sia stato uno dei tanti ragazzini svezzati col sogno di diventare una rockstar: soldi, successo, jet personali, champagne e festini. Il sogno ammerikano, che non è tanto quello di diventare attore cinematografico considerato come un mestiere un po' intellettuale, da burattini alle dipendenze di produttori e registi, da nerd, quanto musicista di una rockband che se la spassa senza freni inibitori, senza dover dare conto a nessuno. Anzi, più sono maledetti e meglio è. Suppongo che anche per Cooper diventare una sagoma per il grande schermo sia stato vissuto come un fallimento, un necessario ripiego, visto come ci tiene a mostrarci quanto ci sappia fare con chitarra e microfono. Lady Gaga è trattata, non meno di uno sponsor delle ambizioni di Cooper. Si capisce bene dal taglio estetico e drammaturgico. Cooper si comporta come il prototipo del maschio/marito che si profonde in complimenti ridondanti, ma, in sostanza pensa solo a se stesso. Insomma, Ally fa la figura del colpo di grazia. "Sei brutta!": dice a bruciapelo, ad un certo punto, la encomiabile rockstar. Che battuta choccante! Meno grave di: " Un dito del talento di mio padre valeva quanto tutto il tuo corpo." Stacco sull'espressione da pesce lesso di Cooper. E che ne parliamo a fare. A parte il fatto che non ho notato un feeling particolare tra i due. Un tempo ad Hollywood facevano provini in coppia per stabilire la carica combinatoria (una cosa, a quanto risulta, indipendentemente dall'affiatamento fuori dal set. Proverbiali le scaramucce di Ginger e Fred.). Qui Bradley Cooper era fisso e Lady Gaga era la candidata blindata, più che altro, per il potenziale promozionale ma anche per ragioni di minore fotogenia. Non voglio fare paragoni coi remake. Lui veramente, nel confronto tra i due, mi sembra emotivamente distante, schermato, anaffettivo. Per cui più di due ore della stessa minestra scipita condita da sentimentalismi usciti dalla fantasia di un individuo bloccato all'età del college esclusivo, mi hanno annoiato e indispettito non poco. Roba che va bene per le folle di ragazzetti ululanti dei talent show, tipo Amici della Filippi (che come Cooper vampirizza il talento altrui). No, Lady Gaga malamente mascherata da Liza Minnelli cantando Edith Piaf, è un pugno nell'occhio. Vogliamo esaminare la sceneggiatura? Sicuramente l'inutile amichetto gay e il fugace siparietto nel club delle trans, sono farina del sacco della Germanotta. Si nota che è attaccato col chewing gum. Due battute e s'innamorano; qualche ora e la canzone è bell' e pronta per essere eseguita a sorpresa (!) sul palco dalla stella nascente. Furba l'idea di prevenire le critiche da parrucchiere all'aspetto nature di Lady Gaga col leitmotiv sulla forma del suo naso. La cinepresa è impietosa con i difetti e bisognava mettere in chiaro che Lady Gaga non si sarebbe atteggiata a diva. Così il pubblico si dispone ad essere indulgente di fronte alla scarsa resa fotografica della popstar. E ancora, tutte le stupide perle di saggezza che a turno i vari personaggi esternano. Una su tutte: quella che bisogna avere qualcosa da dire per avere un successo duraturo. figurati! Tutte brave e geniali queste superstar nordamericane. Intermezzi umoristici inconsistenti. Le scene iniziali mi hanno fatto intuitivamente ripensare a Pretty Woman e la conferma è arrivata, in seguito, con la canzone dal titolo omonimo. Per dire quanto il film sia prevedibile e peschi ruffianamente nell'immaginario popolare. Ally come Cenerentola (per qualcuno, cenerantola) che sgobba da mattina a sera come cameriera e badante del rintronato padre. Di conseguenza, il finale è ultraconvenzionale e sentimentalistico con flashbacks accompagnati da motivetto sdolcinato. Che lo diamo a fare un voto? Ci penseranno ai favolosi Oscars.
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