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A Star Is Born

Regia di Bradley Cooper vedi scheda film

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La recensione su A Star Is Born

di Gangs 87
6 stelle

L’esordio alla regia di Bradley Cooper direi che non è stato affatto dei migliori. Qui nel ruolo anche del protagonista Jackson Maine, star del rock che scoprirà il talento di Ally, giovane cameriera che si esibisce nei night club solo per assecondare la sua passione.

 

La prima cosa che si nota è il montaggio serrato di Jay Cassidy. Per più di un’ora le immagini sono spasmodiche e piene di informazioni che ci vengono letteralmente sparate addosso senza sosta, con il rischio di perdere non solo pezzi di storia, ma peggio ancora, di vedere le parti più introspettive, raccontate come senza il garbo necessario per assimilarle, per renderle comprensibili ed emozionanti.

 

Ad un certo punto, poi, improvvisamente e senza un evidente motivo o evento specifico il ritmo rallenta; iniziando ad utilizzare inquadrature lunghe e tempi lenti, troppo facendo passare lo spettatore dall’incapacità di seguire un filo logico alla noia di un racconto che diventa prolisso nel momento sbagliato sinonimo che, se il ritmo fosse stato rallentato fin dall’inizio, il film avrebbe acquisito più carattere e uno spessore tale da renderlo più empatico ed emozionale. Forse.

 

Analizzando le interpretazioni e l’impatto dei personaggi sul pubblico ci accorgiamo che mentre Ally riesce a creare il giusto impatto con il pubblico, grazie alla recitazione di Lady Gaga che risulta naturale e spontanea, Jackson, interpretato da Bradley Cooper sembra voler restare sempre a debita distanza da chi guarda. Non solo a causa della sua vita sregolata ma anche per colpa di una recitazione che finisce per sembrare forzata. Sarà per questo che non riesco a comprendere il successo ottenuto, principalmente oltreoceano, dove è stata addirittura inserita tra le migliori dieci pellicole del 2018. Mah!

 

Per forza di cose, uno dei punti forti, mi verrebbe da dire l’unico, è la colonna sonora. Merito dell’enorme lavoro fatto da Lady Gaga e Bradley Cooper, autori di tutte le trentaquattro tracce che si sentono nella pellicola, tra un dialogo e l’altro. Bellissima, su tutte, Shallow che possiede un testo e una musicalità a cui ci si affeziona subito e la voglia di sentirla è costante e continua.

 

Certo è che la sorpresa, in tutto questo marasma, è Lady Gaga. Tiene bene la scena e riesce anche a fare meglio dello scafato Cooper. La sequenza finale sembra superflua, per quanto risulta lunga, come eccessivo è lo sguardo dritto in camera prima del buio. Il cinema ne ha visti altri, impareggiabili, e quelli si che erano da Oscar.

 

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