Regia di Bradley Cooper vedi scheda film
VENEZIA 75 - FUORI CONCORSO
Un noto cantante country-rock con serie dipendenze da alcolici e stupefacenti, incontra dopo un concerto in un locale scelto a caso per rifornirsi di alcol, una talentuosa cantante non professionista che saprà letteralmente ed involontariamente stregarlo. Nascerà un sodalizio, non solo artistico, che segnerà il passo per l'uno, devastato e al capolinea, e porterà agli altari l'altra, un vulcano di energia e talento unite ad una candida onestà di intenti finalmente pronta ad uso e consumo delle platee.
È "rinata", per almeno la terza volta, una stella, e come una fenice che non si arrende e riappare instancabile ogni volta - riveduta ed aggiornata al trascorrere dei decenni - per segnare un' altra chance cinematografica ad una cantante che vuole essere ricordata come artista multiforme, poliedrica ed orgogliosa.
Ecco dunque che, a tal scopo, la staffetta passa dalla inimitabile Judy Garland, alla virtuosistica Barbra Streisand, .... a Lady Germanotta.
Una star a cui non manca certo né timbro vocale, ne' talento, né tantomeno determinazione o estro, quanto piuttosto - ed e probabilmente anche colpa delle molteplici trasformazioni di look che la contraddistinguono in ogni apparizione - l'appeal scenico che ce ne restituisca i connotati ricorrenti a cui potersi riferire e, se proprio vogliamo, affezionarsi.
Non che volessimo pretenderla bella (le colleghe illustri che l'hanno preceduta erano al massimo "diversamente belle"), e la sfida con le precedenti è un'impresa ardua anche solo concettualmente, ma la Lady ha - a differenza di costoro - la capacità di rendersi irriconoscibile addirittura già solo da uno stacco di riprese al successivo... e non è scontato che ciò sia a tutti costi un merito o un pregio.
Ma il problema vero dell'esordio in regia della star Bradley Cooper è ben altro.
Il film sdolcinato ed irritante, lungo oltre ogni tollerabilità, si riduce ad una interminabile accozzaglia di melensaggini d'accatto, ossessionato a celebrare un'altra volta il mito del successo "fai da te" ove la determinazione e l'onestà di intenti paga sempre, a lungo andare: un concetto ingenuo e pressapochista da cui gli "americani" mai sembrano volersi allontanare, che anzi è la base portante dei valori ostentati attorno all'essere cittadini a stelle e strisce; valori e tradizioni enfatici e d'accatto, da predicozzo tutto retorica da quattro spicci, esternato qui senza vergogna in nome di un orgoglio occidentale stracotto, estenuante prolasso di ridondante amor patrio ostentato, e trionfo del più scontato individualismo made in Usa...; insomma pesantissimo.
Da canto suo La Lady, bruttina senza colpa, ma attrice sinceramente con scarsa dotazione, sfodera il suo timbro impeccabile e la modulazione che la rende accattivante sia con pezzi pop dance più accattivanti, sia nell'affrontare il genere melodico- country del suo partner nella storia, una sorta di Springsteen (non ce ne voglia troppo il Boss per l'infelice accostamento) afflitto da seri problemi di dipendenza da alcol e droghe.
Le parabole alternate dei due artisti-amanti si intersecano e si muovono dentro un parco di situazioni ammiccanti che non evitano nulla quanto a luoghi comuni: amico gay-zerbino da portarsi dietro come un cagnetto; padre nostalgico-apprensivo con squadretta di amici coetanei solidali come una famiglia allargata pseudo serena e realizzata nella semplicità di intenti; rapporto a corrente alternata tra fratello maggiore-artista anonimo, ma saggio, e giovane star dal destino maledetto. Bella fantasia, bel guizzo narrativo attorno ad un remake al quadrato che meritava almeno qualche sprazzo di carattere e vita propria, di fatto completamente assenti.
Viene da rimpiangere davvero "Who's that girl" della Ciccone (e dell'altrove ottimo James Foley), pure lui indolentemente e sin più furtivamente citazionista (addirittura di Susanna di Hawks), ma ben più simpatico e massacrato sin troppo dalla critica prevenuta alla sua uscita in sala, in pieni anni '80.
Bei ricordi, quelli, di popstars che ci hanno provato col cinema.
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