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Il cavaliere della valle solitaria

Regia di George Stevens vedi scheda film

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Dany9007

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Il cavaliere della valle solitaria

di Dany9007
10 stelle

Così come ho avuto modo di scrivere di relativamente a Mezzogiorno di fuoco, anche per George Stevens questa rappresenta la sola incursione a pieno titolo nel genere western. Riprendendo fedelmente la vicenda narrata nel romanzo di Jack Schaefer, della quale riprende in un certo senso la visione della storia tramite gli occhi del piccolo Joey, Stevens si approccia al western in uno schema straordinariamente classico. Altri registi avevano approcciato (o stavano per approcciare) degli schemi sensibilmente più moderni rispetto a questo film, tra questi possiamo citare Là dove scende il fiume, con un protagonista che è tutt'altro che uno stinco di santo e con un passato turbolento alle spalle, o Johnny Guitar, in cui la tematica si fa molto più legata al mondo dei pregiudizi o persino qualche anno prima Il fiume rosso, dove l'impresa eroica dello spostamento di una mandria, diviene un'ossessione che conduce quasi alla pazzia il protagonista. Ebbene in questo film non si ha nulla del genere: i buoni ed i cattivi sono subito ben identificati, persino negli abiti e nelle fattezze (Shane appare con una casacca chiara con le frange, mentre vediamo i perfidi Rayker barbuti, ghignanti spalleggiati dal nerovestito Jack Palance). La vita contadina è descritta in modo un po' bucolico, con un'esaltazione dei bellissimi paesaggi, dei momenti di aggregazione, dell'unità che fa la forza contro i prepotenti. Al contempo bisogna riconoscere un'attenzione alla descrizione di questa vita nei costumi, nelle abitazioni e nei (poveri) pasti. E soprattutto si deve rendere merito a Stevens circa la capacità, coadiuvata da delle musiche esaltanti ed una straordinaria fotografia, di aver saputo donare un'epicità alla vicenda come pochi altri registi hanno saputo fare. Shane è infatti diventato una sorta di prototipo del cavaliere senza macchia, un angelo liberatore che si farà carico di risolvere i soprusi di cui i pacifici agricoltori sono vittime, che dimostrerà infine, per la gioia di Joey (e dello spettatore) di essere davvero imbattibile con la pistola, anche di fronte ad un pistolero professionista, come l'inquietante Jack Wilson, interpretato da Palance. Tra le sequenze che ancora oggi mostrano una forza eccezionale, oltre al duello finale, praticamente entrato negli annali del genere, vi è anche il triste duello tra Wilson e l'irruento Torrey, dove la strada fangosa rende e desolata ne rende ancor più amaro l'epilogo ed infine la scena in cui Starret e Shane, si impegnano fino a notte fonda nell'abbattimento di un'enorme ceppo di legno, che simbolicamente conferma l'alleanza tra i coloni ed il nuovo arrivato. Innumerevoli le citazioni e le influenze di questa pellicola, sia all'interno del western (Ultima notte a Warlock, Il cavaliere pallido) che in altri generi.  

 

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