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Die Beautiful

Regia di Jun Lana vedi scheda film

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La recensione su Die Beautiful

di alan smithee
5 stelle

locandina

Die Beautiful (2016): locandina

FAR EAST FILM FESTIVAL 19 - UDINE 

Trisha era un tempo il "figlio maschio" di una famiglia borghese con ambizioni di mantenimento del proprio status e decoro sociale.

Da anni tuttavia il ragazzo è scappato di casa in quanto la propria acclarata ed evidente omosessualità non solo non è accettata, ma è aggravata dal fatto che egli si sente una donna e intende poco per volta completare le fasi chirurgiche necessarie per una trasformazione in una donna vera e completa in tutti i suoi attributi.

La ritroviamo anni dopo, decisamente più  femmina, con una dolce figlia adottiva a carico, un seno prosperoso e un inguine ancora maschile, mentre cerca la celebrità partecipando a concorsi di bellezza per transessuali e transgender.

Dopo qualche delusione inevitabile, finalmente la vittoria arriva, ma proprio nel mezzo della proclamazione un improvviso ictus  si porta via la povera Trisha, che muore sul  colpo.

scena

Die Beautiful (2016): scena

Sconcertate ed addolorate, un gruppo di colorate sue colleghe, capitanata dall'amico/a del cuore di sempre, si appropriano del cadavere, destinato alla famiglia che lo vuole seppellire come l'uomo originario e poi rinnegato che fu, intenzionate a riservarle un trattamento in linea con le bizzarre ultime volontà raccontate in uno dei tanti momenti di confidenza all'amica.

Sarà guerra aperta contro la famiglia; circostanza che non impedirà di scandire un programma di sette sedute per altrettanti sette giorni, in cui Trisha saluterà tutti coloro che le hanno voluto bene, con gli stili e le sembianze delle stars che l'hanno sempre fatta sognare: da Julia Roberts, a Angelina Jolie, passando per la bionda Britney.

scena

Die Beautiful (2016): scena

Dopo incantevole delicato giapponese  Close-Knit, si tornano ad affrontare, qui al FEFF 2017, le problematiche di intolleranza e discriminazione nei confronti della comunità omosessuale.

In questo bizzarro e buffo filmino filippino il fulvo regista Jun Robles Lana (si presenta sul palco con una chioma rosso fuoco e una verve trascinante), si immagina l'improbabile possibilità di prolungare, per ben sette lunghi giorni, una veglia funebre a base di vivacissime mises cangianti che la cara amica della defunta si prodiga ad alternare, con annesse sculture di trucco che al confronto la mitica Tsa Tsa Gabor pareva una giovincella acqua e sapone.

Accettiamo di buon grado tale bizzarra provocazione sin improbabile, che trascura tra l'altro poco piacevoli problematiche contingenti, inerenti la conservazione della salma; ma il film resta un'operina buffa e un po' greve che non riesce minimamente ad eguagliare capisaldi colorati e frizzanti della commedia gay, come l'irraggiungibile e spiritosissimo, oltre che più ispirato, Priscilla - La regina del deserto.

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