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Mon Mon Mon Monsters

Regia di Giddens Ko vedi scheda film

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La recensione su Mon Mon Mon Monsters

di supadany
9 stelle

Far East Film Festival 19 – Udine.

Già transitato al Far East nel 2012 con You are the apple of my eye suscitando grande interesse, successivamente confermato anche da un grande successo al box office di mezza Asia, il taiwanese Giddens Ko torna a lasciare il segno con un horror dalle eloquenti suggestioni, forte di una formulazione che va ben oltre la diretta inquietudine correlata alla presenza di creature fameliche.

Infatti, l’istantanea sui rapporti tra teenager e la mancanza di ogni morale incute molta più impressione di qualsiasi essere immondo.

Vessato ripetutamente da un gruppo di bulli, Shu-wei ha l’occasione di trascorrere con loro del tempo extra scolastico, un momento propizio per modificare il loro rapporto. Proprio durante una serata passata portando da mangiare agli anziani, a loro volta trattati come nullità, i ragazzi s’imbattono e catturano una creatura demoniaca, che in seguito cominciano a torturare.

Peccato per loro che abbia una sorella lacerata dalla sua mancanza e inferocita, disposta a tutto pur di liberarla e assetata di vendetta, non solo nei confronti dei diretti responsabili.

 

scena

Mon Mon Mon Monsters (2017): scena

 

Anche i mostri soffrono, mentre i ragazzini di oggi sembrano insensibili a qualsiasi morale, con l’istituzione scolastica incapace di porre alcun freno alla loro deriva, rappresentata da un’insegnante silente di fronte alle peggiori angherie, e i genitori assenti, nemmeno accennati dall’autore.

Da queste condizioni scaturisce un horror feroce che si nutre delle manie di oggi, come fotografare ogni istante per condividerlo, e della mancanza assoluta di ogni qualsivoglia forma di rispetto, innervandosi di un umorismo nero come la pece, a partire da tutte le strampalate idee per torturare una creatura sofferente e atti di bullismo esasperato.

Un degrado incontrovertibile che merita una ripulita e Giddens Ko non si fa desiderare. Infittisce la scia di sangue, con lo splatter destinato a tramutarsi in autentico gore, continuando a tenere d’occhio l’umorismo più beffardo e diventando promotore di una più complessiva resa dei conti, che cancella dal dizionario la parola compromesso

Proprio il finale in levare, di una cattiveria allucinante eppure anche gratificante, chiude il discorso relativo alla vendetta del vessato, per cui solo gli innocenti senza macchia vengono risparmiati, mentre gli altri sono destinati alla mattanza.

Capovolgendo i ruoli tra mostri, ovviamente assetati di sangue ma proposti in prevalenza come fossero vittime, e i giovani adulti, Giddens Ko confeziona un horror intessuto di significati allegorici, contaminando umori con il cesello e prospettando un pessimo futuro qualora le nuove generazioni mantenessero un andazzo così oltraggioso e noncurante.

Irriverente e spietato, vendicativo e originale, con obiettivi ben chiari a delimitare un percorso in costante progressione e ampliamento.

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