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Split (II)

Regia di Kook-Hee Choi vedi scheda film

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La recensione su Split (II)

di alan smithee
8 stelle

locandina

Split (II) (2016): locandina

FAR EAST FILM FESTIVAL 19 - UDINE 

Ancora sport (dopo l'hockey femminile di Run-off) al FEFF nr. 19; ed ancora il cinema che affronta storie di birilli e bowling dopo la leggendaria (ed irraggiungibile) epopea comico-pulp di Drugo dei fratelli Coen con Jeff Bridges indolente e assurto a leggenda.

Questa volta si vola più in basso (difficile anche solo eguagliare i livelli del film cult dei due fratelli americani) e si racconta una vicenda di stampo più tradizionale, che tuttavia sfodera le sue carte vincenti lungo un percorso che pare sin troppo tracciato su sentieri già calpestati. Ma ci arriveremo.

scena

Split (II) (2016): scena

Lo "split" è una situazione imbarazzante nel bowling perché si verifica ogni qual volta che dopo il primo lancio, restano in piedi almeno due birilli separati tra loro: buttarli giu' entrambi per aggiudicarsi uno "spare" richiede pertanto tattica, sangue freddo, concentrazione, e magari una sana buona dose di fortuna.

Ma la separazione dello split è anche quella ( intesa come separazione dal mondo circostante) che una sindrome congenita e a volte trattata superficialmente come demenza, e nota come autismo - affligge nel film un ragazzino che si scopre fervente appassionato di bowling, e pure molto dotato - seppur nella goffaggine del suo stile dai tratti ridicoli - foriero di risultati da primato.

Lo nota un ex campione in disgrazia, reso claudicante da una disgrazia in automobile, che si arrangia gareggiando come può al soldo di una scommettitrice indebitata che deve salvare il suo locale dalle mani tentacolari di un'altro ex campione divenuto strozzino.

scena

Split (II) (2016): scena

I due saranno destinati a divenire una coppia forse scoppiata ed atipica, ma dalle potenzialità elevatissime: la tecnica, l'esperienza e l'effetto del tiro del campione si uniscono alla capacità di concentrazione totale dello strambo ragazzino a cui bastano semplicemente quattro coordinate costanti per garantire un risultato di tutti strikes con una precisione robotica quasi impressionante.

La vicenda, ben narrata pur nel rispetto di cliché tutto fuorché nuovi, evita troppi piagnistei e si concentra sui caratteri opposti ed antitetici della "strana coppia", concentrandosi sul lato buffo, ma anche sul dramma di una malattia che troppo spesso viene archiviata come semplice idiozia, nascondendo invece un sottofondo di personalità e sensibilità unici e dalla potenza sconsiderata.

E il film ben diretto da Choi Kook-Hee,

evita di porsi a fonte di denuncia, ma preferisce raccontare la sua storia lasciando che lo sfondo induca lo spettatore a riflessione; e si fa forte dei suoi due interpreti straordinari: 'l'atleta perfetto" idolatrato dal ragazzino, e soprattutto il giovane attore che interpreta il ragazzo autistico: splendido nelle sue movenze goffe in cui il film si perde all'infinito senza mai risultare ripetitivo ed anzi riuscendo ogni volta a provocarci un sentimento misto di divertimento e tenerezza di cui è lecito non vergognarsi. 

Da recuperare, se possibile!

 

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