Regia di Gabriele Mainetti vedi scheda film
Dal regista di "Lo chiamavano Jeeg Robot", un altro omaggio agli anime giapponesi anni'70/80, con Valerio Mastandrea mattatore assoluto che da ladro di borgata diventa, in questo cortometaggio, uno stralunato, ma azzeccato Lupin III. Si ride e si piange fra omaggi cosplay e scene cult. Bellissimo il Jigen di Marco Giallini.
Tutti noi, almeno una volta per nella vita, avremmo voluto inpersonare i nostri eroi che vedevamo in tv, o leggevamo nei fumetti. È capitato a Valerio Mastandrea, che qui interpreta un ladro romano che ha la fissazione, fin da piccolo, di Lupin III. Tutto, magicamente si trasforma da un omaggio a "PULP FICTION" (ma anche dI qualsiasi film poliziesco degli anni'70 con i ladri romani che hanno un cuore grande alla Tomas Milian, anche se no le sue parolacce) ad una puntata della seconda serie anime di Lupin III in salsa romanesca, con i personaggi veramente in parte (un paluso a Marco Giallini che interpreta un Jigen di borgata veramente ben fatto), oltre ad esserci momenti alla "ALLUCINAZIONE PERVERSA"...beché non così "perversa". Bell'omaggio ad un ladro franco-giapponese intramontabile, diretto dallo stesso regista che ha recentemente portato sugli schermi "LO CHIAMAVANO JEEG ROBOT" ; peccato che Mastandrea non indossi la giacca verde, la mia preferita, ma quella rossa della comunque godibile seconda serie. Ho sentito dire a chi non piace che quello che si vede in questo cortometraggio non è veramente Lupin ed infatti è così, non vuole esserlo. Se si voleva essere fedeli e basta, si copiavano situazioni già viste negli anime (e questo lo fanno già bene i ragazzi vestiti di abiti cosplay in diversi fan film sul ladro gentlluomo, dove vengono, talvolta, "rubacchiate" le battute audio migliori ai veri doppiatori italiani). Invece, la "realtà" del ladruncolo Mastandrea contamina la "fantasia" del Lupin III di Monkey Punch e viceversa ed in modo assai felice, oserei dire. E' vero che non si è mai visto Jigen e Goemon correre in soccotrdo di Lupin catturato da Zenigata e fermarsi nella stanza dove i poliziotti depositano le droghe e disquisire in dialetto romanesco sui prezzi delle canne di hashish e maijuana, ma è questo il bello: "tradire" Lupin in maniera intelligente e sarcastica. Sugli interpreti, l'ho già detto: Valerio Mastandrea è abbastanza scimmiesco da risultare un Lupin all'amatriciana adeguato (d'altronde era stato precedentemente un Raimondo Vianello versione Tarzan perfetto anche nel video "LA DESCRIZIONE DI UN ATTIMO" dei Tiromancino), lo segue a ruota, ma forse lo supera persino, Marco Giallini nei panni di "Jigen" (sfido chiunque a dire che sono migliori gli attori giapponesi che hanno interpretato il killer/amico di Lupin III nei due film dal vero sul personaggio di Monkey Punch, del 1974 e 2016). Luisa Ranieri, ovvero la "signora Montalbano", è una scelta curiosa come Fujiko, Gabriele Mainetti poteva optare per delle sex symbol stile Sabrina Ferilli, invece ha scelto un'attrice che non nemmeno i seni prosperosi, ma che è brava e talentuosa...e ha fatto bene! Daniele Liotti è solo un belloccio in kimono, ma con Marco Giallini diverte e molto, mentre Flavio Insinna sembra ancora troppo "capitano Anceschi" di "DON MATTEO" per essere uno Zenigata perfetto (per me, il vero Zenigata italiano è il Teo Teocoli senza baffi e dai caprelli neri degli anni'80/90...ma è milanese e qui avrebbe stonato). Insomma, qui si ride, si piange e si tifa per questi ladri che non sono certo dei criminali cattivi, ma dei "morti di fame" che sognano la svolta con una clamorosa rapina. Nonostante non vi sia qui un happy end, il finale è adeguato allo stile agro-dolce della storia (vedi anche l'amarissimo flashback del protagonista che si rivede piccolo ladro di supermercati che piange quando i poliziotti arrestano e portano via con un'auto-pattuglia la madre - ladra anch'essa - che aveva appena sottratto un costume di Lupin che il piccolo voleva indossare a Carnevale).
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