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Bluebeard

Regia di Soo-youn Lee vedi scheda film

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La recensione su Bluebeard

di supadany
5 stelle

Far East Film Festival 19 – Udine.

Quando si parla di thriller, i cinefili più attenti sono da tempo abituati a prendere in seria considerazione i registi asiatici, d’altronde opere come I saw the devil, Memories of murder e The chaser, giusto per fare degli esempi pratici, sono tra le più amate dell’ultimo decennio.

Anche la regista Soo-youn Lee ha già dato in materia (The uninvited), ma questa volta qualcosa sembra andare storto.

Quando dal fiume Han emerge un cadavere, per la polizia è solo un caso come un altro, in un luogo nel quale gli omicidi sono all’ordine del giorno. Qualcosa cambia invece nella vita del dottor Seung-hoon (Jin-woong Jo) quando un paziente sotto anestesia gli rivela un macabro segreto. È solo la prima traccia di una sequela di segnali che sembrano coinvolgerlo in prima persona.

Il medico cerca di capire cosa stia succedendo, attanagliato dalla paura di finire coinvolto in un caso a lui assolutamente estraneo.

 

Jin-woong Jo

Bluebeard (2017): Jin-woong Jo

 

Bluebeard è il classico film che lascia di stucco. Ottimamente impiantato grazie a un soggetto psicologicamente destabilizzante e un’estetica che cura ogni dettaglio formale, costruisce una tensione efficace, per poi smarrirsi, quasi volesse auto flagellarsi.

Il punto di vista polarizzante del protagonista concede d’inventarsi di tutto e il suo contrario, aspetto sul quale si gioca buona parte del soggetto, tra distorsioni psicologiche, dipendenze, ipotetiche trappole e possibili complotti di famelici macellai.

Proprio per questo motivo, il doppio finale è un colpo di rara bassezza. Quando il primo è saggiamente allineato, il secondo rischia di far crollare il castello, a questo punto diventato di sabbia.

Si sa, per costruire ci vuole parsimonia, e Bluebeard ne fa buon uso carburando con congrua calma, mentre per demolire un intero sistema basta un attimo, che arriva - non richiesto - quando la bandierina era già stata portata oltre la linea del traguardo.

Un errore madornale che porta direttamente a una riconsiderazione complessiva, per un film che si autodistrugge (parzialmente) con un timer di rara irragionevolezza, come se i vari ribaltamenti, le farneticazioni e i misteri sibillini fossero stati solo un trucco pensato ad arte per circuire lo spettatore.

Che rabbia. 

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