Regia di Soo-youn Lee vedi scheda film
FAR EAST FILM FESTIVAL 19 - UDINE
Un medico fresco di divorzio, con problemi economici in seguito alla bancarotta della sua clinica, trova lavoro come internauta presso un grande ospedale di un sobborgo popolare funestato in passato da orrendi omicidi seriali, praticando gastroscopia e rettoscopie.
Un giorno, nel dormiveglia dell'anestesia, un suo anziano paziente, il macellaio padre del suo padrone di casa, inconsciamente gli fa delle rivelazioni che gli fanno intuire che sia lui il serial killer ricercato per gli orrendi assassinii di cui sopra.
Altre circostanze confermeranno all'uomo anche la complicità del figlio, in un susseguirsi di colpi di scena efferati e di calcolato impatto emotivo.
Sarà davvero così o è invece tutto frutto di una ossessione che nasce per celare qualcosa di ancora più malato e devastante?
Svelare di più costituirebbe una forma di sadismo coerente con lo stile vorticoso del film, ma risulterebbe anche controproducente nei confronti di chi potrà gustarsi la pellicola....sperando almeno in una uscita del film in dvd o via canale streaming.
Torna il vero thriller a tinte horror che ha reso grande nell'ultimo quindicennio la cinematografia sudcoreana e registi pur stilisticamente differenti e complessi come Kim jee-woon, Park Chan Wook e Sion Sono.
La regista Lee Soo-Yoin è per nostra fortuna recidiva dopo la felice nerissima e molto tesa esperienza di The Uninvited (che correrò ai ripari molto presto recupeandolo a qualsiasi costo) e torna dopo ben 14 anni con questo tesissimo e quasi malato "Barbablu": un horror che attanaglia e impiega un ora buona per costruirci la dinamica della scoperta dell'assassino, per poi ribaltare tutto con semplici insinuazioni di dubbio, e poi rifarci ricascare nei dintorni dell'ipotesi iniziale.
Un gioco sadico condotto nei confronti dello spettatore, forse un colpo basso quasi quanto accadeva nel bellissimo e tremendo "I saw the devil" di Jee-woon.
Ma siamo di fronte ad un thriller validissimo che rinnova la mia ammirazione nei confronti della cinematografia sudcoreana tanto amata.
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