Regia di Hitoshi Ohne vedi scheda film
Far East Film Festival 19 – Udine.
Quando leggi come descrizione paparazzi thriller pensi subito male. In fondo, siamo però tutti un po’ morbosi e può capitare che questo porti a scoprire qualcosa di inaspettatamente scoppiettante.
Al netto di alcune problematiche, come un amalgama effettivamente difficoltoso, il film di Hitoshi Ohne ha il fuoco vivo in corpo e non vuole rinunciare a lanciare un messaggio, che non sarebbe nemmeno primario, non fosse riconducibile a un mondo in rapida trasformazione, qualora non in totale dissoluzione.
Paparazzo di razza, Shikuza (Masaharu Fukuyama) è costretto dal suo caratteraccio a vivere alla giornata, portando comunque a casa diversi scoop. Quando è obbligato a condividere il lavoro con la dilettante Nobi (Lily Franky), comincia un lento percorso, legato alla sua esperienza e al mutare dei tempi.
Le vie del signore sono (in)finite.
Scoop! è un film spavaldo, in cui tutto non funziona alla perfezione, ma i suoi intoppi sono semplicemente riconducibili alla volontà di non essere solo spicci, nel tentativo di coniugare alla riuscita natura fortemente dissacrante anche un segnale. Certo, forse questo salto triplo è controproducente, soprattutto in virtù di come il film funziona fin quando si presenta rozzo e volgare, in modo paradisiaco.
Infatti, le scorrettezze si sommano, anzi si moltiplicano, in maniera compulsiva, seguendo l’animo strafottente di Shikuza, un idolo istantaneo che, tanto per dire, dà alla nuova e affamata collega un alimento avariato, giusto per avvisarla dopo qualche morso e potersi fare una grassa risata. Questo è solo un esempio che tratteggia una personalità sopra le righe e autodistruttiva che, per fedeltà alla sua stessa natura, non ha raggiunto il successo che avrebbe meritato.
Insieme a Nobi, costituisce una coppia funzionale, il professionista e la dilettante, lo stronzo e la noiosa, insomma, gli opposti che suggeriti da un copione vivace creano un conflitto acceso, degno di fuochi d’artificio, una descrizione che si ricollega perfettamente a una delle scene più spumeggianti.
Appurato che si ride maledettamente tanto, Hitoshi Ohne è consapevole della necessità di aggiungere altro, che il caleidoscopio comico non può durare all’infinito, che i tempi richiedono di aggiungere qualcosa d’altro.
Da questa considerazione, nell’ultimo segmento arriva un cambio di registro che non giova del tutto, che lascia parecchie perplessità, per quanto riconducibile alla malinconia per lavori che vanno scomparendo: oggigiorno, chi pagherebbe cifre astronomiche per delle foto quando, dopo pochi minuti dalla loro pubblicazione, chiunque potrebbe trovarle su google tramite una semplice ricerca?
Insomma, la scelta ha una motivazione, che si riverbera su tutto il panorama dell’informazione, ma, in effetti, la sua rappresentazione appare forzata, il film perde di coesione, raffreddando un ricordo che rimane comunque discreto, soprattutto grazie al protagonista Masaharu Fukuyama e a tante piccole schegge ironiche che illuminano la scena, con una comicità espansiva distante dalle nostre abitudini, che andrebbe attenzionata, perché funziona, alla grande.
Sempre sfrontato, nel bene (la comicità, irriverente e contagiosa) e nel male (la discutibile ed effettiva consistenza della svolta conclusiva).
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