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Hamon: Yakuza Boogie

Regia di Shôtarô Kobayashi vedi scheda film

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La recensione su Hamon: Yakuza Boogie

di supadany
5 stelle

Far East Film Festival 19 – Udine.

Come il titolo fa intendere a chiare lettere, la yakuza è protagonista del quarto film diretto da Kobayashi Shotaro, comunque posizionata per rilevanza alle spalle del principale ingrediente, ovvero una collaborazione tra due uomini distanti in ogni loro prerogativa, denaro a parte ovviamente che fa sempre gola a tutti.

Quando correnti contrastanti incocciano tra loro, viene sempre a galla qualcosa di singolare.

Il giovane appassionato di cinema Keisuke Ninomiya (Yu Yokoyawa) e Kuwabara (Kuranosuke Sasaki), un affiliato alla yakuza, rimangono vittime di una truffa organizzata da un anziano produttore cinematografico, più scafato e furbo di quanto le apparenze non dicessero.

Oltre ai soldi persi, c’è però un problema più grosso. Da questa disavventura, anche due clan della yakuza sono usciti perdendo un investimento considerevole. I due malcapitati dovranno ritrovare il truffatore e i soldi per non incorrere in problemi assai più gravi.

 

locandina

Hamon: Yakuza Boogie (2017): locandina

 

Hamon: yakuza boogie è a tutti gli effetti una black comedy, scandita al ritmo di un buddy movie, con l’ennesima coppia scombinata obbligata a passare da un guaio all’altro, senza soluzione di continuità.

Queste due personalità divergenti, sono il reagente principale che sorregge una architrave mediamente solida ma effervescente solo a strappi, con un ritmo ondivago che accelera quando i due protagonisti finiscono male in arnese e rischia di spiaggiarsi ogni qualvolta la battuta propizia manchi all’appello.

Soprattutto, il coltello è rigirato nella piaga – la truffa - andando per le lunghe, movimentando sempre le stesse pedine, tra uno scontro di clan, rituali di onore e desiderio di vendetta, scazzottate e fughe, sviste madornali dei più giovani e inetti, azioni che non sembrano poter arrivare al dunque e qualche considerazione sullo stato del cinema giapponese, non più remunerativo dagli anni sessanta.

Alla fine, spetta alla chimica tra Yu Yokoyawa e Kuranosuke Sasaki e i loro due personaggi, descritti accentuando le enormi differenze che li separano, salvare tutta l’operazione a rischio ripetitività, con possibili espansioni aggiunte senza crederci troppo e una porta aperta per la prosecuzione di una caccia ipoteticamente senza fine.

Tra risate fulminee e qualche sbadiglio di troppo.

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