Regia di Mark Achbar, Peter Wintonick vedi scheda film
Quasi tre ore di documentario con Noam Chomsky al centro della scena, ripreso principalmente in incontri pubblici e dibattiti televisivi, con materiale di repertorio che spazia dagli anni Sessanta lungo i successivi tre decenni: Manufacturing consent è un lavoro che permette di capire di più su un intellettuale 'scomodo' come Chomsky, di approfondire le sue idee ma anche di conoscere i punti di vista dei suoi avversari dialettici. La fabbrica del consenso (1988) è anche il titolo di un seminale saggio del Nostro, nel quale si descrivono le tecniche di dominazione delle masse ignoranti a opera di chi manovra i mass media; sottilissima è la linea che demarca il sistema qui elaborato dai più facili complottismi, ma è esattamente quella linea a tenere divisi i cosiddetti intellettuali dalla gran parte della società, poco istruita o in ogni caso incapace di ragionare, ma soltanto di credere. Centosettanta minuti circa non sono pochi, soprattutto se si considera la portata degli argomenti del film; per entrambi i registi si tratta di opera prima, anche se Peter Wintonick già svolgeva da qualche anno il ruolo di montatore (e lo fa anche qui), mentre Mark Achbar, all'esordio assoluto nel mondo delle immagini, si occupa della fotografia. Fra gli argomenti del lavoro non manca la scottante polemica che riguarda la difesa, da parte di Chomsky, della libertà di parola del negazionista Faurisson, troppe volte interpretata come una difesa delle sue inconcepibili idee; emblematica la frase in chiusura: "Se mi candidassi per la presidenza, per prima cosa direi alla gente di non votare per me". 6/10.
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