Regia di Luigi Capuano, László Kish vedi scheda film
Una nobildonna, resa vedova da un misterioso assassino, viene in ogni modo insidiata dal marchese di Altamura, che lei però rifiuta. Lo scudiero Marco, sotto mentite spoglie, la salverà dall'ultimo attacco del temibile marchese, scoprendo anche l'identità dell'assassino.
Il cavaliere dalla spada nera è un ottimo titolo per un film porno, non c'è che dire. Già meno funziona, nella sua evidente banalità e nella totale mancanza di pathos e di curiosità, per un cappa & spada - specie se modesto come questo, diretto a quattro mani dall'ungherese Laszlo Kish (che in Italia aveva trovato fortuna con una serie di melodrammi nel decennio precedente, in pieno conflitto, e ormai era stato dimenticato dal pubblico) e da Luigi Capuano, mestierante non particolarmente dotato e proveniente anch'esso dal filone strappalacrime. Non è dato sapere se la quattro mani di cui sopra abbiano lavorato contemporaneamente o a distanza di tempo, ma fra dizionari di cinema e siti attendibili in rete prevale l'idea che sia più probabile la seconda ipotesi; in ogni caso vale la pena farsi domande di questo genere su un'opera che non ha realmente nulla da offrire, se non il classico rimasticamento di avventura, emozioni forti, duelli, scarse dosi di azione ed emozione, con un lieto fine scontato quanto doveroso. Da un soggetto di Alberto D'Amario, con una sceneggiatura di Franco Perroni e Gino Visentini, con un cast in cui spiccano (si fa per dire) i nomi di Steve Barclay, Otello Toso, Marina Berti, Luigi Tosi, Fulvia Franco e Carlo Tamberlani, con ruoli minori anche per Piero Palermini ed Enzo Fiermonte. Al di là della nostalgica constatazione che all'epoca nel nostro cinema c'era posto anche per pellicole di tanto poco impegno - artistico, economico, tecnico - e che ovviamente questo era un segnale positivo per tutto il sistema della cinematografia nazionale, non c'è altro da dire. 2,5/10.
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