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A Nail Clipper Romance

Regia di Jason Kwan vedi scheda film

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La recensione su A Nail Clipper Romance

di supadany
4 stelle

Far East Film Festival 19 – Udine.

Le delusioni d’amore fanno male come poche altre cose. Il rischio è di sentirsi soffocare, le reazioni possono essere le più distanti: non fidarsi più di nessuno o, all’opposto, avere un tremendo bisogno di trovare velocemente un nuovo sostegno, per quanto possa essere sorretto da un presupposto di attendibilità prossima allo zero assoluto.

Da quest’ultima considerazione, Jason Kwan si concede il lusso di presentare un’autentica follia, utile per articolare un discorso più comune sull’amore, tra la ragione e quelle esigenze che la minano.

Reduce da un brutto incidente sulla tavola da surf, Sean (Hsiao-chuan Chang) conosce Emily (Dongyu Zhou), una ragazza stravagante. Immediatamente, scatta il colpo di fulmine, che nemmeno la più incredibile delle rivelazioni può incrinare. Infatti, Emily gli rivela di essere una mangiatrice di tagliaunghie e il ragazzo, completamente invaghito, invece di fuggire a gambe levate, decide di aiutarla nel suo sogno, ossia aprire un locale destinato a chiunque abbia la sua folle passione.

 

scena

A Nail Clipper Romance (2017): scena

 

Se l’essenziale è spesso invisibile agli occhi, gli stessi possono non vedere oltre il proprio naso, soprattutto quando il cuore batte forte e il cervello è disposto a credere a qualsiasi cosa pur di fare proseguire questa sensazione di euforia.

Così, la bizzarra abitudine di cibarsi esclusivamente di tagliaunghie, con tutta una serie di racconti a corredo, non è altro che il complemento adottato per parlare di fattori decisamente più condivisibili, come la fiducia e l’amore, pronto ad accettare qualsiasi verità pur di autoalimentarsi.

Se lo spunto surreale, ispirato a un racconto del produttore Pang Ho-cheung (Love off the cuff), diventa meno spregiudicato del previsto acquisendo una sua logica, l’identità di A nail clipper romance trova uno sbocco troppo ritardato, faticando a carburare.

Anche la stessa estetica è piatta, prossima a una puntata di una serie televisiva di basso cabotaggio, motivi per cui le varie considerazioni effettivamente stimolanti - tra le quali quanto sia giusto annullare le capacità di pensiero per farsi trascinare dal sentimento e l’importanza di rialzarsi invece di lasciarsi andare dopo aver subito un brutto colpo – non sono sufficienti per rinvigorire un film sbilanciato e poco fruttifero, almeno fino a quando la sua natura orbita sull’eccentricità di Emily, l’amore di Sean e i leciti dubbi dei suoi amici.

Dunque, se è possibile credere a tutto, il film stesso conferma la sua tesi per la quale il risveglio, qualunque esso sia, possa non essere la peggiore delle iatture, soprattutto quando il precorso precedente non ha argomenti validi da spendere.

Oltre l’incredibile presupposto, si salva ben poco.

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