Regia di Han Han vedi scheda film
Duckweed è un film cinese del 2017, diretto da Han Han. L'opera è stata presentata al Far East Film Festival di Udine 2017.
Sinossi: Xu Tailang è un celebre pilota di rally cresciuto senza madre (morta suicida) e con un padre assente (interpretato dal divo Eddie Peng). Al termina di una vittoria importante il giovane Xu Tailang ringrazia l'anziano genitore e lo invita per un giro di gloria ma in realtà dà avvio ad una sorta di gara terrificante che termina in tragedia.
Il giovane in punto di morte rivive tutta la sua vita poi improvvisamente si risveglia nel passato ed incontra casualmente il proprio padre ancora scapestrato e scapolo; ovviamente i due entreranno in contatto, innescando una serie di equivoci divertenti e allo stesso tempo pericolosi e drammatici...
Il classe 82 più famoso di tutta la Cina Han Han, vero e proprio emblema della versatilità in grado di trasformare in oro tutto ciò che tocca dalla musica all'attività social (blogger più letto e apprezzato in patria) dopo aver assaporato con esiti positivi la regia cinematografica nel 2014 (The Continent) decide tre anni dopo di riprovarci ed ancora una volta ne esce vincitore piazzando il settimo incasso dell'anno (non male visto che proprio nel 2017 uscì il tritatutto Wolf Warrior 2 di Wu Jing).
Han Han prosegue il suo personale percorso autoriale iniziato appunto nel 2014 con The Continent, tuttavia da questo momento in poi l'evidente pessimismo degli esordi viene via via accantonato a favore di situazioni più scanzonate senza però rinunciare del tutto a momenti drammatici inseriti sagacemente (pensiamo alla scomparsa di un personaggio molto importante per i due protagonisti).
Immancabile invece l'elemento autobiografico, come confermato dalla professione del protagonista (ricordo che Han Han a partire dal 2003 è diventato un pilota professionista ottenendo ottimi risultati) unito ad altre tematiche cardine per l'autore ma andiamo con ordine.
In precedenza si parlava di momenti autobiografici, a tal proposito impossibile non citare la gagliarda sequenza iniziale; una vera e propria gara di rally ripresa con uno stile accativante tale da trasmettere allo spettatore la sensazione di essere catapultato all'interno della gara.
In questa scena Han Han si diverte alla grande elaborando una messinscena articolata dai dettagli in rallenty sulla ruota che sterza, all'inquadratura a piombo (apprezzata dal regista) passando a riprese con telecamere digitali di ultima generazioni stile go-pro fino a soggettive o primissimi piani sull'occhio del pilota.
Subito dopo l'incipit l'autore cambia drasticamente registro e servendosi del cosiddetto "viaggio nel tempo", rievocando classici moderni come Ritorno al Futuro, si focalizza totalmente sul rapporto padre-figlio (elemento nevralgico del suo cinema) scegliendo però il punto di vista del giovane (mentre nel film successivo Pegasus si verificherà l'opposto).
Rapporto padre-figlio complicato; il nostro eroe è un ragazzo sfortunato, la madre è morta suicida dopo il parto mentre il padre si è subito allontanato, arrivando ad ostacolare la carriera del giovane. Questa relazione, almeno inizialmente, è una sorta di metafora della vita accademica del regista, il quale contro il volere di tutti abbandonò la scuola per dedicarsi ad altro (scrittura e rally). Detto questo nel corso del film i due soggetti riusciranno ad avvicinarsi, ristabilendo un legame sano.
Han Han inserisce anche altri elementi meritevoli di attenzione come l'importanza dell'amicizia (punto cardine della sua filosofia cinematografica). Il regista in modo abbastanza esplicito, replica una sorta di legame virile alla John Woo (onore e lealtà non si discutono) e non è un caso che tutti i protagonisti si recano al cinema a vedere A Better Tomorrow oppure lo stesso Eddie Peng afferma di amare il cinema di Hong Kong.
Sul versante tematico molto attenzione viene data ai siparietti comici no-sense, estremamente amati dal pubblico locale.
Comicità a tratti addirittura pungente che sembra quasi criticare la generazione precedente che non credeva nella tecnologia ed infatti un personaggio del film, ispirato al celebre imprenditore Ma Huateng, è una sorta di genio dell'informatica ma viene deriso da tutti poichè ritenuto poco pratico eppure si dimostrerà avanguardista.
Tecnicamente Han Han conferma ciò che di buono si era già visto nel 2014 optando per una regia complessivamente elegante arricchita da virtuosismi pregevoli e mi riferisco al pre-finale: una scena di lotta con mazze e pugni alla hongkonghese, ripresa quasi tutta in slow-motion ed aperta da un piano sequenza ardito composto da un' inquadratura a piombo più carrellata verticale.
Film godibile dove i vari interessi personali dell'autore riescono ad inserisi in un'intelaiatura puramente di genere consona alle logiche del cinema commerciale cinese (la censura è ovviamente un ostacolo non da poco).
Han Han si riconferma regista da seguire con attenzione.
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