Regia di Jung Byung-gil vedi scheda film
L'inizio è folgorante a dir poco. Visuale in prima persona e poi in terza, una giovane donna che fa irruzione in uno stabile, colpi di pistola a ripetizione con una precisione chirurgica e una velocità sorprendente, letali fendenti d'arma bianca, mosse che farebbero invidia a Ip Man, una cinquantina di uccisioni in 7 minuti. Il tutto con un unico, magnifico piano sequenza.
Le riprese sono spesso ipercinetiche ma mai confuse, la fotografia regala contrasti che sono un orgasmo visivo. The Villaines è un film d'azione tecnicamente perfetto, violentissimo e dai forti toni drammatici, dove la violenza anzichè a quella iperrealistica e brutale di altri revenge movie sudcoreani è assimilabile a quella esagitata e spettacolare del cinema d'azione di Hong Kong e del sudest asiatico (vedi Prachya Pinkaew e Gareth Evans). La narrazione si svolge tra passato e presente e non risparmia il sangue in nessuno dei due piani temporali, sangue e morte, sì ma anche positività e ricerca di stabilità. Vendetta ma anche ordine. Una giovane madre cresciuta come una macchina d'assassinio che attende spasmodicamente che scadano i 10 anni in cui dovrà essere agente dormiente per i servizi segreti sudcoreani. L'amore di una spia col compito di osservarla, per nulla disinteressato ma sincero. E dramma, tanto dramma.
La sceneggiatura anche se evidentemente molto curata, poteva essere sicuramente sia più originale che più coinvolgente ma siamo di fronte ad una regia di un altro pianeta per uno degli action migliori degli ultimi anni che probabilmente meriterebbe opinioni positive anche se la storia facesse acqua da tutte le parti (e così non è).
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