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A Man of Integrity

Regia di Mohammad Rasoulof vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su A Man of Integrity

di alan smithee
8 stelle

CANNES 70 – PRIX UN CERTAIN REGARD - CINEMA OLTRECONFINE 

Un laghetto pieno di pesci rossi che improvvisamente iniziano a morire, poi a subire attacchi di uno stormo di corvi voraci; poi ancora dei motociclisti minacciosi e la bella casa sul lago data alle fiamme. Sono solo frammenti di una storia di intransigenza e ribellione nei confronti di un sistema corrotto che, a fronte di un diniego, cerca in tutti i modi, leciti ma immorali, e poi illeciti, per far sbandare la vita retta di un uomo pronto ad ogni sacrificio pur di portare avanti l’attività imprenditoriale che ha scelto per vivere e far vivere decorosamente la sua famiglia: anche ricorrendo allo spaccio di oppio per poter pagare le rate esose di mora che la finanziaria impone all’uomo non appena si rende reo di un piccolo ritardo nel pagamento della rata del prestito.

Reza è un padre di famiglia che ha scelto di trasferirsi in campagna per dedicarsi all’allevamento di pesci rossi d’acqua dolce, stanziati presso un bacino acquifero adiacente alla casa. La moglie è preside di una scuola, e la loro vita appare improntata verso una operosa tranquillità, onesta ed in equilibrio con le regole di un vivere civile e tollerante.

Sino a quando almeno una compagnia privata, che gestisce la distribuzione delle falde acquifere circostanti il terreno del nostro uomo, e connivente con la banca che lo ha finanziato per acquistare casa e podere, decide che il terreno dell’uomo è fondamentale per le proprie strategie di budget, ed inizia a tentare di indurlo a tutti i costi, con le buone maniere prima, e soprattutto con le cattive poi, a cedere alle pressanti richieste e a vendere.

Avrà inizio, per l’uomo, un vero e proprio calvario, una lotta impari di un uomo onesto e forte di principi solidi, contro un sistema viziato dalla corruzione e dall’inganno.

Un uomo che, nonostante la comprensione della consorte, si troverà spesso solo ad affrontare una minaccia più grande di lui: un uomo che ritrova nella solitudine, trascorsa immerso nudo in una grotta di acqua calda non lontano dal suo possedimento, la forza di non arrendersi e proseguire a testa alta la sua lotta contro la prevaricazione dilagante.

Mohammad Rasoulot, regista iraniano perseguitato dal sistema, incarcerato e sottoposto a controlli pressanti quasi come sta accadendo da anni a Jafar Panhai, si prodiga ad escogitare sistemi narrativi che sottintendano e lascino trasparire la libera rappresentazione di scene di intimità familiare altrimenti proibite dalla pressante censura (la stessa figura materna ma pure battagliera della moglie, dall’aspetto moderno, disinvolto, fiero ed orgoglioso, lavoratrice coscienziosa e titolare di un posto di lavoro prestigioso, ci viene mostrata come colei che ancor più del marito si incarica di portare a casa i soldi, ed in tale situazione appare molto a rischio nell’ambito degli equilibri ed il gioco dei ruoli consentiti dalla censura iraniana), e ricorrendo all’utilizzo ad esempio ad escamotage narrativi interessanti e sin affascinanti come quello della grotta di acqua sulfurea per rappresentare una sorta di utero materno in cui estraniarsi, fumare, galleggiare nudi e meditare liberamente sulla propria drammatica situazione di perseguitato. Ne scaturisce una rappresentazione di un Iran idealmente occidentalizzato negli atteggiamenti familiari ed introspettivi, soggetto invece alla corruzione dilagante e all'oppressione presente nel paese per quel che riguarda gli aspetti più esteriori del vivere: medesime privazioni di libertà e libero arbitrio a cui è andato incontro da anni il regista, ostacolato in ogni modo e con ogni mezzo dal sistema. 

Il protagonista, un corvino, affascinante ed ombroso Reza Akhlaghirad, a prima vista quasi catatonico o mono-espressivo, in realtà a ben notare si rivela attore raffinato nella capacità di “parlare con lo sguardo”, con occhi taglienti ed una mimica facciale che ha bisogno di un sol battito di ciglia per indirizzare lo spettatore a capacitarsi della mutata evoluzione emozionale che pervate il complesso personaggio che l’attore porta in scena.

Il film, presentato al Certain Regard di Cannes 70, si è aggiudicato il premio come miglior film.

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