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Tesnota

Regia di Kantemir Balagov vedi scheda film

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La recensione su Tesnota

di supadany
8 stelle

Torino Film Festival – Festa mobile.

La quiete è stabilita per essere infranta. Quando un evento traumatico colpisce una famiglia in una landa privata di giustizia, avviene un reset subitaneo e viene a galla anche quanto era gelosamente nascosto. Seguendo la procedura di una reazione a catena, tutti gli individui coinvolti devono dare il loro contributo e rinunciare a qualcosa, ma talvolta il prezzo da pagare è troppo alto. E comunque vada, niente potrà più essere come prima.

Nalchik (Caucaso), 1998. Ilana (Darya Zhovnar) è una ragazza che lavora nell’officina del padre, mentre suo fratello David (Veniamin Kac) è in procinto di sposarsi con Lea. La felicità del momento è presto sconvolta dal rapimento della giovane coppia, con i soldi per pagare il riscatto che non si trovano, nonostante l’appello alla comunità di appartenenza (ebraica).

Dato che interpellare la polizia significherebbe una sicura condanna a morte, bisogna inventarsi qualcosa e l’unica soluzione coinvolge direttamente Ilana che, nel frattempo, ha una relazione con un ragazzo di un’altra comunità, per cui inaccettabile.

Per risolvere il caso, saranno necessari dei sacrifici capitali.

 

Darya Zhovner, Olga Dragunova, Atrem Tsypin

Tesnota (2017): Darya Zhovner, Olga Dragunova, Atrem Tsypin

 

Dirigere un film a soli ventisei anni non è da tutti. Dirigere un film composito e maturo sotto tutti i punti di vista qual è Tesnota è qualcosa che va oltre, si entra automaticamente in un campo di valutazione fuori dal comune, tale da meritare una pioggia di premi (il riconoscimento Fipresci nella sezione Un certain regard di Cannes, miglior film al Lisbona & Estoril Film Festival, miglior attrice al Montreal festival of new cinema, miglior film e regia al Sochi Open Russian Film Festival).

Presentato come l’allievo di Aleksandr Sokurov, Kantemir Balagov denota una maturità sorprendente, prelevando dal passato una realtà arcaica che, tra un crudele odio etnico e una violenza prima morale e poi fisica, comunica apertamente con il mondo che stiamo vivendo, intessendo una rete di rapporti profonda e lacerante, viva e sofferta.

Infatti, ogni personaggio è chiamato a versare lacrime, il fatto che poi ognuno di loro abbia priorità destinate a diventare divergenti, inspessisce ulteriormente la membrana che li avvolge, intercettando un’intimità trasversale che racchiude per intero una comunità sigillata, una riflessione tanto più valida oggi, quando in tanti vorrebbero rinchiudersi nel proprio orticello, come soluzione all’idea di globalizzazione.

Inoltre, quanto narrato ha una base sociale collegata a una storia barbarica e quei rapporti – di affetto profondo tra figli e genitori, di amore tra donne e uomini – in rapida evoluzione che rendono una vicenda locale e universale allo stesso tempo.

Se poi, come in questo caso, l’esposizione è sobria pur non lasciando niente d’intentato, bruciando intere vite e inducendo alle rinunce più pesanti che obbligano ad abbandonare progetti (materiali) e desideri (fisici ed emotivi) fino quasi a smaterializzarsi, avviene il miracolo del cinema da puro autore, l’unico in grado di agglomerare considerazioni profonde a uno stile puro.

Un approccio descrittivo concreto e dotato di una sua originalità, che ruba le lacrime, usa il sesso come sfogo e intercetta la sua panacea in un finale naturalistico che conduce fuori dal mondo, una visione incontaminata che avvicina e allontana, un silenzio bagnato dai rumori di un fiume che circoscrive il passato e il futuro, in un movimento angoscioso, senza essere lacrimevole.

In ragione di tutte queste motivazioni, Tesnota è un’opera di grande maturità, capace di formulare una delineata analisi sociale senza rinunciare alla forma (cristallina) e alla partecipazione (immediata e continuativa), con una protagonista - Darya Zhovnar, tremendamente somigliante a Kristen Stewart, solamente più sciupata e viva – che ruba la scena e molteplici connessioni d’inconsulta intensità (oltre a quelle già citate, anche tra fratello e sorella), con anche quei silenzi, quelle decisioni brutali e le risposte senza attenuanti, che scavano un solco impossibile da coprire (e da concepire se non nel nome dal massimo sacrificio).

Quando tutto nasce (l’annuncio di un lieto evento), vive (di passione e affetti) e muore (levare di mano il futuro agognato con tutte le proprie forze), seguendo semplicemente il ricircolo deterministico di vite irrimediabilmente segnate.

Un lento avvolgente, intenso e struggente, come ogni amore impossibile e la vita stessa reclamano.

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