Regia di Cecilia Atán, Valeria Pivato vedi scheda film
CANNES 70 - UN CERTAIN REGARD - CINEMA OLTRECONFINE
Teresa lavora tra oltre un trentennio presso la famiglia ricca di Buenos Aires che l'ha letteralmente raccolta da un'infanzia difficile e di povertà. Ora che la vecchiaia si avvicina, e che la donna non ha potuto, e forse nemmeno voluto, farsi una propria famiglia, la vendita della villa di familia costringe la donna ad accettare di trasferirsi in un luogo lontano ove risiede un altro ceppo della medesima sua famiglia di padroni.
Per la prima volta la donna, timida e riservata, si avventura in un viaggio in pulmann attraverso il deserto, che non mancherà di presentarle un contrattempo dietro l'altro, creando ansie e paure nella donna, ma anche presentandole una chance sentimentale come mai le si presentò dinanzi in precedenza, in quella rassicurante ma oscura prigione di vita in cui la donna si è autoreclusa per salvarsi dagli stenti e dalle difficoltà ed incognite del mondo esterno.
Sotto la direzione di due registe argentine, Cecilia Atàn e Valeria Pivato, La novia del desierto ha dalla sua la forza espressiva di una straordinaria e qui dimessa oltre ogni immaginazione Paulina Garcia, superlativa nel dipingere piccole movenze, espressioni di sorpresa, disappunto, emozione celata, atte a tratteggiare i caratteri dimessi di una figura che impariamo a conoscere bene durante il tortuoso ed accidentato tragitto che il destino le affida.
Ma il film è anche e soprattutto una storia di riscatto caratteriale e sentimentale in capo ad una donna vissuta sempre nell'ombra a servire ed obbedire per non ricacciarsi in guai apparentemente ancora peggiori di quelli che il destino le ha riservato alla nascita.
Una figura alla Don Abbondio in gonnella, che le due registe e sceneggiatrici riescono a descrivere e a rendere in modo piuttosto convincente e credibile, senza inciampare in eccessivi sentimentalismi o semplificazioni utili a guadagnarsi il favore del pubblico.
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