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Let the Corpses Tan

Regia di Hélène Cattet, Bruno Forzani vedi scheda film

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Badu D Shinya Lynch

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La recensione su Let the Corpses Tan

di Badu D Shinya Lynch
7 stelle

ECCEDERE FINO ALLO SFINIMENTO, FINO ALLA MORTE, PER POI POTER RINASCERE.

ECCO IL (NUOVO) CINEMA DI CATTET E FORZANI.

 

Bruno Forzani, Hélène Cattet

Let the Corpses Tan (2017): Bruno Forzani, Hélène Cattet

 

-

 

Laissez Bronzer les Cadavres abbandona - in parte - le atmosfere argentiane baviane, abbracciando, stavolta, un'estetica filmica - dal montaggio alla simbologia - più buñueliana lynchiana; abbandonando - (sempre) in parte - il genere thriller-horror, per (tra)sformarsi in un esoterico pulp-western in acido. Risultando, di conseguenza, il lavoro intrisicamente più rivoluzionario di Hélène Cattet & Bruno Forzani, poiché si manifesta come una sorta di film-transito, un punto di rottura (o slogatura), un'opera di non ritorno che (pre)annuncia il massimo, fino all'orlo, riempimento cinefilo ed espressivo del loro percorso filmico, nonché una sfacciata presa di (im)posizione per quanto riguarda la loro impronta stilistica.

 

scena

Let the Corpses Tan (2017): scena

 

Laissez Bronzer les Cadavres sembra un Cani Arrabbiati diretto da Panos Cosmatos o, forse, un Reservoir Dogs diretto da Bertrand Mandico o, meglio ancora, il connubio (im)perfetto tra questi due paradossali ed impossibili "film".

 

Bernie Bonvoisin, Stephane Ferrara

Let the Corpses Tan (2017): Bernie Bonvoisin, Stephane Ferrara

 

Laissez Bronzer les Cadavres potrebbe anche essere un La Ville des Pirates più impazzito, anarchico e mestruale, dai richiami jodorowskyani svankmajeriani. Tra l'altro, nel loro ultimo lungometraggio, rispetto al graduale avanzamento temporale dei lavori precedenti della coppia belga, l'aspetto temporale risulta incontrollabile, esploso; qua il tempo è drammaturgicamente (ed "esteticamente") più noèniano, poiché le temps détruit tout.

Inoltre, sempre in paragone ai lavori precedenti della coppiac'è, in questo caso, quasi una sorta di videoclipizzazione del marchio espressivo di Cattet & ForzaniOppure, meglio ancora: c'è una pop-artizzazione della (e nella) loro frenesia stilistica. Vi è pure, quindi, una videoludicizzazzione dello sguardo spettatoriale, per via di ciò che avviene e, soprattutto, viene percepito nella (ir)realtà schermica. 

Ecco perché Laissez Bronzer les Cadavres è l'opera della coppia belga palesemente più shackerata, proteiforme e derivativa fino all'implosione, fino ad accartocciarsi su se stessa per via di un'eccessiva riempitura stilistica, formale, che avanza febbrilmente ed inesorabilmente pellicola dopo pellicola. Fino a diventare, inevitabilmente, nei minuti finali, quasi un film muto, e tornare, collegarsi alla purezza femminea e simbolica di Amer, così da far ritorno, forse e di conseguenza, ad un'anti-narratività ben più fertile e stimolante. Visibilmente e visivamente "incontinente". Attendendo l'ipotetica e necessaria(?) rinascita, dopo la presunta morte, per congestione e sovraccaricamento formali e cinefagi, di un percorso filmico (e pro-filmico). Aspettando, allora, un nuovo(!), un "film-altro" (e non un "altro film") futur(istic)o. Un Amer 2.0.

 

locandina

Let the Corpses Tan (2017): locandina

 

Visto ciò di cui si è trattato nelle ultime righe precedenti, Laissez Bronzer les Cadavres risulta, quindi, un film pronto ad esplodere. Come un fuoco d'artificio. Come ultimo atto luminoso. Ultimo spasmo. Ecco perché Laissez Bronzer les Cadavres risulta un film acceccante, in contro-luce, impossibile da definire, poiché in divenire, pronto a deflagrare (per il futuro).

 

scena

Let the Corpses Tan (2017): scena

 

-

 

Hélène Cattet & Bruno Forzani - per me - non sbagliano un colpo.

Riescono sempre - in maniera corroborante - a disorientarmi e a destabilizzarmi. Il loro Cinema mi cattura, letteralmente; mi imprigiona in esso.

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