Regia di Hélène Cattet, Bruno Forzani vedi scheda film
ECCEDERE FINO ALLO SFINIMENTO, FINO ALLA MORTE, PER POI POTER RINASCERE.
ECCO IL (NUOVO) CINEMA DI CATTET E FORZANI.
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Laissez Bronzer les Cadavres abbandona - in parte - le atmosfere argentiane e baviane, abbracciando, stavolta, un'estetica filmica - dal montaggio alla simbologia - più buñueliana e lynchiana; abbandonando - (sempre) in parte - il genere thriller-horror, per (tra)sformarsi in un esoterico pulp-western in acido. Risultando, di conseguenza, il lavoro intrisicamente più rivoluzionario di Hélène Cattet & Bruno Forzani, poiché si manifesta come una sorta di film-transito, un punto di rottura (o slogatura), un'opera di non ritorno che (pre)annuncia il massimo, fino all'orlo, riempimento cinefilo ed espressivo del loro percorso filmico, nonché una sfacciata presa di (im)posizione per quanto riguarda la loro impronta stilistica.
Laissez Bronzer les Cadavres sembra un Cani Arrabbiati diretto da Panos Cosmatos o, forse, un Reservoir Dogs diretto da Bertrand Mandico o, meglio ancora, il connubio (im)perfetto tra questi due paradossali ed impossibili "film".
Laissez Bronzer les Cadavres potrebbe anche essere un La Ville des Pirates più impazzito, anarchico e mestruale, dai richiami jodorowskyani e svankmajeriani. Tra l'altro, nel loro ultimo lungometraggio, rispetto al graduale avanzamento temporale dei lavori precedenti della coppia belga, l'aspetto temporale risulta incontrollabile, esploso; qua il tempo è drammaturgicamente (ed "esteticamente") più noèniano, poiché le temps détruit tout.
Inoltre, sempre in paragone ai lavori precedenti della coppia, c'è, in questo caso, quasi una sorta di videoclipizzazione del marchio espressivo di Cattet & Forzani. Oppure, meglio ancora: c'è una pop-artizzazione della (e nella) loro frenesia stilistica. Vi è pure, quindi, una videoludicizzazzione dello sguardo spettatoriale, per via di ciò che avviene e, soprattutto, viene percepito nella (ir)realtà schermica.
Ecco perché Laissez Bronzer les Cadavres è l'opera della coppia belga palesemente più shackerata, proteiforme e derivativa fino all'implosione, fino ad accartocciarsi su se stessa per via di un'eccessiva riempitura stilistica, formale, che avanza febbrilmente ed inesorabilmente pellicola dopo pellicola. Fino a diventare, inevitabilmente, nei minuti finali, quasi un film muto, e tornare, collegarsi alla purezza femminea e simbolica di Amer, così da far ritorno, forse e di conseguenza, ad un'anti-narratività ben più fertile e stimolante. Visibilmente e visivamente "incontinente". Attendendo l'ipotetica e necessaria(?) rinascita, dopo la presunta morte, per congestione e sovraccaricamento formali e cinefagi, di un percorso filmico (e pro-filmico). Aspettando, allora, un nuovo(!), un "film-altro" (e non un "altro film") futur(istic)o. Un Amer 2.0.
Visto ciò di cui si è trattato nelle ultime righe precedenti, Laissez Bronzer les Cadavres risulta, quindi, un film pronto ad esplodere. Come un fuoco d'artificio. Come ultimo atto luminoso. Ultimo spasmo. Ecco perché Laissez Bronzer les Cadavres risulta un film acceccante, in contro-luce, impossibile da definire, poiché in divenire, pronto a deflagrare (per il futuro).
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Hélène Cattet & Bruno Forzani - per me - non sbagliano un colpo.
Riescono sempre - in maniera corroborante - a disorientarmi e a destabilizzarmi. Il loro Cinema mi cattura, letteralmente; mi imprigiona in esso.
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