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Let the Corpses Tan

Regia di Hélène Cattet, Bruno Forzani vedi scheda film

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La recensione su Let the Corpses Tan

di alan smithee
7 stelle

locandina

Let the Corpses Tan (2017): locandina

CINEMA OLTRECONFINE

Cielo azzurro, mare molto di più, vegetazione rada che tradisce una somatica mediterranea orgogliosa e stordente: siamo sulla selvaggia e pietrificata costa corsa del nord costellata di antichi villaggi diroccati, ora rifugio o nascondiglio di personaggi fuori da ogni schema, o particolari solitari artisti in ritiro. Alcuni loschi individui stanno organizzando un colpo e trovano complicità e rifugio presso le rovine di un piccolo borgo abbandonato, occupato da una eccentrica pittrice in vena di emozioni.

Il colpo all'oro riesce bene, ed i corpi crivellati dei trasportatori, uccisi senza pietà e lasciati in un bagno di sangue sull'asfalto già rovente di prima mattina, ne costituiscono macabra ed implacabile testimonianza.

Bruno Forzani, Hélène Cattet

Let the Corpses Tan (2017): Bruno Forzani, Hélène Cattet

scena

Let the Corpses Tan (2017): scena

Poi le cose prendono una direzione funesta: una donna di colore con una ragazza ed un bambino riccio si inseriscono maldestramente, all'improvviso e con l'indolenza si chi si trova al momento sbagliato nella peggiore delle polveriere sul punto di esplodere, al gruppo; infine il sopraggiungere di due poliziotti, crea un assembramento da trincea tra le pietre sgretolare di quel mucchio di ruderi un tempo sacri, ora lasciati volgarmente alle miserie e alle nefandezze di una umanità imbestialita e assetata di ricchezza.

Un duello senza pietà opporrà i contendenti fino allo stremo delle forze e delle munizioni: la posta in gioco è una grande quantità d'oro in lingotti. La minaccia si rivela contrastata da una terza presenza fantasmagorica e misteriosa: una donna splendida, o meglio il suo fantasma, che ha molti motivi per mettere in pratica la propria crudele, ma opportuna vendetta.

Elina Löwensohn

Let the Corpses Tan (2017): Elina Löwensohn

Bernie Bonvoisin, Stephane Ferrara

Let the Corpses Tan (2017): Bernie Bonvoisin, Stephane Ferrara

Abbagliati dall'atmosfera di vita e di cinema degli ormai lontani anni '70 (qui si intuisce da molti oggetti, dallo stile dell'abbigliamento e delle acconciature, oltre che dalla Peugeot 504 splendida e bistrattata che trasporta il malloppo trafugato), la coppia diabolica Cattet/Forzani torna in gran forma a celebrare il terzo delirio di coppia - tratto non a caso da un romanzo noir anni '70 - che in fondo mantiene le promesse che già l'assurdo, ma attraente titolo, riesce efficacemente a far traspirare o promettere. 

Lasciati gli spazi angusti degli Interni vintage del precedente Lacrime di sangue, i due coniugi cinefili ammirati da Tarantino, tornano alla luce del sole di Amer, anzi di più, firmando un'altra opera tutta riferimenti e citazioni di quel cinema di genere che rese grande la nostra cinematografia italica di grande estro artigianale, povera di mezzi, ma ricca di idee visive e tecniche di ripresa. Una caccia al gatto e topo assolutamente fine a se stessa, ma proprio per questa pura e cinefila, quasi sacrale, a cui la musica e le voci femminili eccitate dei pezzi anni 70 di Morricone rendono adeguata e pertinente giustizia alle glorie di un cinema che fu, esportato ed ammirato ovunque.

Aggettivi aggressivi come "gratuito ed effettato" divengono, con Cattet/Forzani, solo complimenti, considerato che tutto ciò che la coppia si sforza di raccontare, creare e rappresentare, è costruito ad arte, ma con grande perizia e meticolosità tali da rendere geniali e di grande effetto certe soluzioni visivamente di grande intuito e classe che paiono impossibili se rapportate al budget esiguo che anche stavolta ha certamente caratterizzato la produzione. 

Con un tempo destrutturato, cadenzato, rivisto sotto diverse angolazioni come a rendere più lunga l'agonia delle vittime trapassate dai proiettili.

Ci saranno almeno dieci scene indimenticabili, ma quella delle formiche che calpestano la foto dei ruderi ripresi dall'alto, mimando involontariamente la caccia all'uomo che si consuma in quell'istante in quegli stessi luoghi, ove gli insetti sono i nostri contendenti sporchi, feriti ed insanguinati nella loro implacabile contesa del bottino, è geniale.

scena

Let the Corpses Tan (2017): scena

scena

Let the Corpses Tan (2017): scena

Poi l'erotismo plateale - la pelle strizzata, arrotolata dalle corde della donna fatale, i seni che sprizzano seltz e spuma di champagne, che scivola a rivoli schiumosi sul corpo della femmina vista sempre e solo controsole o nei singoli dettagli di una sua sessualità prorompente e superba, e che subisce una violenza che un po' persino le piace - fa parte dell'ossessione che i due registi, da quando li conosciamo, si ostinano a rappresentare e riproporre con grande maestria.

E tra gambe intrecciate di manichini mozzati ed amputati, decapitati che fuoriescono dai buchi di muri a secco pericolanti, teschi umani veri, la dea sacrificale e vendicativa che orina oro liquido incandescente dopo averlo assimilato come risultato di una tortura di gruppo, la vendetta primitiva trova il suo epilogo dopo che la storia viene scandita prima ora dopo ora, poi intrammezzata ogni decina di minuti, lungo tutto un giorno di sangue e di lotta estrema per aggiudicarsi l'agognato bottino.

Tra gli attori lodiamo la sempre cult Elina Lowenson - le sue scelte d'autore la premiano sempre!!! - e ritroviamo e riconosciamo con piacere la faccia di cuoio e da schiaffi di quel bellone sexy del cinema erotico-soft anni '80 di Stephane Ferrara: perfetti entrambi, come perfetto è il corpo della donna violata in cerca di vendetta.

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