Regia di Roberto De Paolis vedi scheda film
Il rispetto delle regole e le contraddizioni della fede in un amore che vuole rimanere puro ma ha bisogno del corpo dell'altro, che pretende il rispetto di se' ma si vuole donare, che contempla il sacrificio come momento reale di superamento di una regola divina che vuole trasfigurarsi nella verità dell'uomo.
Agnese e Stefano si conoscono per caso: lei ruba un telefono cellulare in un centro commerciale, lui la lascia andare dopo averla inseguita. Quando si reincontrano Stefano fa il custode del parcheggio avendo perso il lavoro all'interno del centro commerciale, lei è impegnata con la madre come volontaria di un gruppo cattolico nel vicino campo Rom. La loro tormentata storia d'amore deve superare le difficoltà del carattere di lui ed il voto di castità della devozione di lei.
La nouvelle vogue minimalista del cinema d'autore italiano torna a confrontarsi con il naturalismo dell'ambientazione suburbana, la scottante attualità di contingenti tematiche sociali e l'accorato intimismo di un turbamento esistenziale sospeso tra slanci ideali e pulsioni dell'istinto. Niente di male quindi se siamo dalle parti di un progetto che ripercorre i modelli collaudati del racconto di formazione alla Giovannesi (Alì ha gli occhi azzurri, Fiore) se questi sono declinati attraverso una profondità di scrittura che sa calare l'astrazione del livello simbolico (l'aspirazione a valori più elevati) nella concretezza di una realtà umana che deve confrontarsi con le difficoltà della vita, facendo emergere le contraddizioni di una dialettica degli opposti che trova nei turbamenti dello spirito e nei sussulti della carne la sua mirabile sintesi. Nel parallelo ideale di due realtà emblematiche che sembrano ricapitolare altrettanti spaccati sociali (la figlia già grande ancora accudita dalla madre single, il figlio andato via di casa costretto ad accudire genitori economicamente indigenti), come nella liturgia laica di un messaggio evangelico che traccia i contorni parabolici del racconto, il rischio di un didascalismo che viene saggiamente contenuto entro il rigore naturalista della messa in scena, nello stare attaccati all'umanità di personaggi ed alla verosimiglianza di situazioni che non chiamano mai in causa il divino, che indicano la strada del possibile, che vibrano della struggente elegia della vita vissuta. La disoccupazione, il pregiudizio razziale, l'emergenza abitativa, l'impoverimento, il degrado delle periferie, la violenza sulle donne da una parte, come pure il rifugio della fede, la carità cristiana, gli obblighi della morale dall'altro, smettono quindi di essere i luoghi comuni di una retorica della modernità per trasformarsi nel contraltare necessario di uno scenario urbano di indiscutibile verità: il luogo ideale, ma anche possibile, entro cui calare una vicenda di mutua assistenza sentimentale che renda attuale e credibile il significato di un percorso spitituale più elevato. Bella l'immagine di un crocefisso tolto dal muro: il rispetto evangelico per l'altro nella manifestazione di un gesto che sembra contraddire la fede; al contrario, la vanità civettuola di un anello indossato non corrisponde al suggello fideistico di una promessa di castità difficile da mantenere. Il rispetto delle regole e le contraddizioni della fede in un amore che vuole rimanere puro ma ha bisogno del corpo dell'altro, che pretende il rispetto di se' ma si vuole donare, che contempla il sacrificio come momento reale di superamento di una regola divina che vuole trasfigurarsi nella verità dell'uomo. Il film si apre con l'affannato riconoscersi di anime braccate e si chiude magnificamente con la rabbiosa consolazione di un abbraccio d'amore. Prova di maturità per i due bravi protagonisti e solito ruolo da Cuore Sacro per la madre monacale di Barbora Bobulova. Nomination alla Caméra d'or del Festival di Cannes 2017, tre candidature ai Nastri d'argento e possibile rappresentante per l'Italia ai prossimi Academy Awards.
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