Regia di Roberto De Paolis vedi scheda film
Il regista esordiente Roberto De Paolis firma una pellicola di intenso realismo, grazie ad uno sguardo ben calibrato sulle periferie e le loro problematiche, uno sguardo non cupo e giudicante, ma vibrante di freschezza e spontaneità nonostante la durezza del contesto sociale rappresentato.
Festival di Cannes 2017 – Quinzaine des Réalisateurs
Agnese è una diciottenne la cui famiglia fa parte di una comunità religiosa; la madre severa e devota le impone una rigida morale sessuale improntata alla castità, sequestrandole il cellulare quando teme che possa usarlo per mettersi in contatto con dei ragazzi. Agnese vive nella periferia Est di Roma e quando ruba un nuovo telefono la sua vita si scontra con quella di Stefano che fa la guardia in un parcheggio di un supermercato. La vita che il ragazzo conduce è costantemente ai confini della marginalità, con i genitori sfrattati dalle case popolari, il suo rancore verso il padre e le amicizie balorde con bulli di quartiere dediti allo spaccio ed ai furti. La sua marginalità lo porta ad incontrare e scontrarsi con quella dei rom che vivono, rinchiusi in una sorta di recinto, in una sezione del parcheggio e che rappresentano l'elemento “diverso” su cui sfogare le frustrazioni di una vita difficile, fino a farne il capro espiatorio su cui scaricare le proprie “colpe”.
La collisione tra mondi diversi, apparentemente incompatibili, è un elemento centrale di questo film, che si apre e si chiude con l'inseguimento tra Stefano ed Agnese, i quali nel mezzo affrontano un percorso irto di ostacoli attraverso questo microcosmo disagiato ma vitale.
Il regista esordiente Roberto De Paolis firma una pellicola di intenso realismo, grazie ad uno sguardo ben calibrato sulle periferie e le loro problematiche, uno sguardo non cupo e giudicante, ma vibrante di freschezza e spontaneità nonostante la durezza del contesto sociale rappresentato. Il regista non dà a nessuno patenti di bontà e cattiveria: denuncia l'intolleranza contro i rom senza farne per questo dei martiri ed anche la religiosità della comunità di cui fa parte la famiglia di Agnese non è condannata né irrisa, anzi la figura positiva del sacerdote interpretato da Stefano Fresi la nobilita. Uno sguardo se si vuole, come da titolo, “puro”: la purezza non è tanto la verginità predicata dalla madre di Agnese, ma quella dell'approccio acerbo ma comunque battagliero di due ventenni di fronte alla durezza della vita, che il film riesce a trasmettere affidandosi all'attrattiva fresca dei due giovani protagonisti Selene Caramazza e Simone Liberati.
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