Trama
Durante la ristrutturazione di un edificio a Beirut, Toni, un cristiano libanese, e Yasser, un profugo palestinese, si scontrano su uno sciocco problema di tubature. Ne deriva una discussione e Yasser finisce con l'insultare Toni. Ferito nella sua dignità, Toni decide di sporgere denuncia dando così avvio a una spirale infernale con l'inizio di un lungo processo destinato a far parlare molto di sé.
Approfondimento
L'INSULTO: SENZA VINCITORI O VINTI
Diretto da Ziad Doueiri e sceneggiato dallo stesso con Joelle Touma, L'insulto è ambientato nella moderna Beirut e racconta la storia dello scontro davanti a un giudice tra Toni, un libanese cristiano, e Yasser, un rifugiato palestinese, che per via di un insulto che il primo si è sentito rivolgere dal secondo. Durante il processo, che finirà per attirare le attenzioni dei mass media e dell'intera nazione, emergeranno ferite mai rimarginate e traumatiche rivelazioni che porteranno a un'esplosione sociale senza precedenti. Mentre il dibattimento in aula diventerà sempre più acceso per via dello scontro tra i due avvocati delle parti, che sono anche un padre e una figlia, Toni e Yasser riconsidereranno le loro esistenze e i loro pregiudizi.
Con la direzione della fotografia di Tommaso Fiorilli, le scenografie di Hussein Baydoun, i costumi di Lara Mae Khamis e le musiche di Éric Neveux, L'insulto viene così presentato dal regista in occasione della partecipazione del film in concorso al Festival di Venezia 2017: "L'insulto nasce da qualcosa che mi è realmente accaduto diversi anni fa a Beirut. Ho avuto una discussione con un idraulico per una questione di molto banale. Gli animi, però, si sono surriscaldati rapidamente e ho pronunciato le stesse parole che si sentono nel film. L'accaduto in sé potrebbe essere considerato insignificante ma insignificanti non sono le connotazioni sociopolitiche e le sensazioni del sub inconscio che richiama. Quando si pronunciano certe parole, si vanno a toccare sfere molto personali e a ferire volontariamente i sentimenti dell'altro. Joelle Touma, la cosceneggiatrice di L'insulto, era con me quel giorno e mi ha poi convinto ad andare a chiedere scusa all'idraulico offeso. Costui però ha rifiutato le mie scuse. Sono allora andato dal suo capo e, quando questi voleva fare dell'accaduto un pretesto per licenziarlo, ho immediatamente preso le difese del mio "nemico". Qualche giorno dopo, ho realizzato che quanto mi era accaduto era una buona premessa per una storia da trasporre sullo schermo basata su un evento da cui rapidamente si genera una spirale di violenza senza controllo.
Sono solito cominciare i miei film con una certa tensione derivante da un incidente per indagare la piega che prendono gli eventi e i cambiamenti che il protagonista subisce. Nel caso di L'insulto avevo non uno ma due protagonisti: Toni e Yasser. Entrambi hanno i loro difetti ed entrambi nascondono passati contraddistinti da una serie di demoni interiori. In più, vivono in un ambiente elettrico, costantemente in tensioni. Toni ha anche un segreto, qualcosa che ha vissuto, di cui non vuole parlare, che considera come un tabù e che reputa una grande ingiustizia. Yasser, invece, ha affrontato molti ostacoli lungo il suo percorso e l'esperienza lo ha portato a non credere più nel sistema giudiziario. L'evolversi della loro vicenda fa inoltre luce sulle conseguenze della guerra civile libanese terminata nel 1990 senza vincitori e vinti. Nonostante le mie origini e quelle della cosceneggiatrice (proveniamo da contesti differenti), ho cercato di non prendere le difese di nessuna delle parti e di rimanere imparziale. Nessuno può dire chi siano i buoni e chi i cattivi presenti in L'insulto.
Ho scelto di far evolvere la vicenda in una dramma giudiziario. Per uno sceneggiatore, mettere due protagonisti all'interno di un'aula di tribunale equivale a farli confrontare faccia a faccia in una sorta di moderno western. Seppur in un ambiente chiuso, Toni e Yasser si stanno sfidando a duello al pari dei loro due rispettivi avvocati, un padre e una figlia che simboleggiano due diversi modi di affrontare la giustizia e la Storia".
Il cast
A dirigere L'insulto è il regista e sceneggiatore Ziad Doueiri. Nato a Beirut il 7 ottobre 1963, Doueiri è cresciuto durante la guerra civile che dal 1975 al 1990 ha sconvolto il Libano. All'età di 20 anni però si è trasferito per motivi di studio negli Stati Uniti, dove si laurea in cinema presso la San Diego… Vedi tutto
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Commenti (17) vedi tutti
Un film serio, sorprendente; grande regia, voto 8
commento di stokaiserQualche scena sopra le righe ma il film tiene il ritmo e non annoia. Nel complesso un buon film.
commento di gruvierazAltro che barconi... Film ben fatto. 7,5
commento di BradyFilm di non facile comprensione per chi non conosce in profondità la storia recente del Libeno, con qualche passaggio inconsistente e qualche eccesso melodrammatico, però gli do la sufficienza almeno per avermi fatto capire la complessità della situazione di quel paese.
commento di OssLa complessità storica delle tensioni mediorientali in una baruffa chiozzotta in salsa libanese che si scioglie in un melodramma giudiziario di accomodante ingenuità.
commento di maurizio73Cose Processuali lunghe e Storia incasinata : non male le Interpretazioni ma poca voglia di seguire la visione.voto.4.
commento di chribio1I non pochi pregi del film costituiscono, paradossalmente, anche i suoi difetti: troppe storie si infilano, come le matrioske, l’una nell’altra e, per quanto ben sviluppate dall’attentissimo regista, non sempre trovano la sintesi narrativa necessaria.
leggi la recensione completa di laulillaUn film che si segue con attenzione,su problemi molto distanti da noi...tre stelle...ma non di piu'.
commento di ezioParola chiave di questo film è il termine arabo “kallema”: parola, che viene ripetuta spessissimo. Come possono le parole modificare le nostre esistenze? E una parola è equiparabile a un pugno o può essere addirittura più grave? Altri vocaboli che determinano l’andamento di questo potente film sono: Verità, Giustizia, Sofferenza.
leggi la recensione completa di gaiartUn film necessario per conoscere un'altra prospettiva della questione palestinese e più in generale medio - orientale
commento di Arpo05Nessuno può dire di avere il monopolio della sofferenza.
leggi la recensione completa di champagne1Incentrata su un'offesa che all'inizio non si giustifica, accompagna il pubblico, come fosse una giuria fantasma, alla comprensione delle violenze di oggi a partire da quel luogo di violenze e atrocità che è la storia, storia di cui l'uomo è autore e quindi anche causa dei suoi mali. Bello ma non convince sempre, lascia il retrogusto di artefatto.
commento di filobusda vedere, se non altro perchè costringe a ristudiarsi l'assurda storia del libano moderno: ma quello che all'inizio sembra volutamente didascalico, piano piano si manifesta come l'incapacità della sceneggiatura di cogliere le motivazioni più profonde delle azioni dei protagonisti, e di accontentarsi di una soluzione buona per tutti
commento di carloz5Chi può raccontare la storia convinto di stare dalla parte giusta? Se basta un “cane “ per arrivare sull’orlo della guerra civile,c’è qualcosa che non funziona e chissà se mai potrà funzionare ancora.
leggi la recensione completa di yumeUn film potente e Imperdibile!
leggi la recensione completa di siro17Un film che si può giudicare universale, perché le divisioni politiche, razziali, di religione sono fuochi che diventano incendi in tutte le parti del mondo: errore considerarlo un film su una storia privata, su una banale contesa tra persone. L’insulto riguarda tutti.
leggi la recensione completa di michemarnon sarà diretto da un mago della storia del cinema, ma la veemenza e l'efficacia con cui il regista affronta l'argomento, è encomiabile. attori protagonisti molto in parte, in particolare quello che NON ha vinto la Coppa Volpi, Adel Karam, che ha un volto e soprattutto un tono di voce, ehm...biblico! avvrebbe giovato una sountrack meno invadente.
commento di giovenosta