Regia di Barbet Schroeder vedi scheda film
CANNES 2017 - SEANCE SPECIALE - CINEMA OLTRECONFINE
Da sempre la religione buddhista è stata considerata il baluardo della tolleranza, della scelta deliberata della pace, e della distensione tra popoli.
Lo sconcertante documentario del regista francese di origine svizzera, molto attivo anche negli Usa, Barbet Schroeder, presentato a Cannes 2017 come Evento speciale, prova a raccontarci la contraddittoria figura di un influente monaco birmano di nome Wirathu, ma meglio conosciuto come “il venerabile W.”
Con le sue capacità retoriche accattivanti e i suoi scritti polemici “ a pronta presa”, diretti ad esaltare l’indignazione pubblica per provocare contrasti tra la massa dei discepoli e tutti coloro che appartengono a fedi differenti, il religioso si è saputo ergere a baluardo di una popolo (oltre il 90% della popolazione birmana è buddhista!) con i suoi proclami e le sue incitazioni inneggianti, senza mezzi termini, ad azioni e comportamenti violenti nei confronti della minoranza musulmana, considerata il vero ceppo del male sulla terra e l’origine di ogni dissidio e problematica sul pianeta.
Un documentario sconcertante che attinge da interviste dirette del celebre regista, da filmati di repertorio ed altri amatoriali, spesso drammaticissimi, che documentano gli effetti tragici e crudeli di una repressione verso la minoranza musulmana davvero ingiusta ed incomprensibile.
Un monaco che è tutto il contrario della figura idealizzata, ma anche in fondo reale, del religioso pacifico e tollerante a cui si associa comunemente e plausibilmente la figura dell’uomo pelato ed in casacca rossa che procede scalzo e sereno sul suo cammino di pace e serenità interiore contagiosa e ammaliante.
L’esaltazione di una razza su un’altra pongono il carismatico leader in una posizione non molto diversa dai più efferati e spietati promotori leader razzisti della storia dell’umanità.
Sconcerta ancora di più ritrovare questo comportamento in seno alla religione più tollerante e pacifista che si conosca.
I proclami esaltati dell’eccentrico leader sono alternati dalla voce pacata e fuori campo dell’attrice Bulle Ogier, moglie di Schroeder, che racconta ed enumera le efferate conseguenze dei discorsi di questo pericoloso e persuasivo leader razzista e xenofobo.
L’atteggiamento di denuncia dell’opera è chiaro, molto meno risulta decifrabile il comportamento ufficiale, e controverso nel suo imbarazzato silenzio, da parte della chiesa buddhista di fronte a certi atteggiamenti imbarazzanti e pericolosi che emergono dalle dichiarazioni senza mezze misure che escono dalla bocca del facinoroso e apprezzato W., tendenti ad inneggiare una “islamofobia” teatralizzata ad arte e che non trova riscontri plausibili, quanto a minacce o pericoli, nella realtà di una minoranza musulmana che pare tutto fuorché ostile, violenta o pericolosa.
Un documentario che lascia allibiti, addolorati, e impressionati per la violenza reale che emerge come unico risultato concreto da tutta questa prosopopea di denigrazione ed incitamento alla violenza.
Il documentario, che ci disegna i contorni sconcertanti ed insospettati di una forma di buddhismo estremista, completa la cosiddetta "Trilogia del male" iniziata nel 1974 con "Idi Amin Dada" e ripresa nel 2007 con "L'avvocato del terrore"
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