Regia di Giuseppe Taffarel vedi scheda film
Un cortometraggio tecnicamente molto spartano, ma ciononostante efficace al di là di ogni dubbio, Un alpino della Settima: le voci off compongono un'azione che nelle immagini sostanzialmente manca, andando a raccontare la storia di un uomo che parte alla ricerca dei resti del padre, morto in battaglia sulle cime di Lavaredo durante la prima guerra mondiale, mezzo secolo prima. L'uomo è ormai anziano e alla madre, in punto di morte, ha promesso una degna sepoltura per il genitore. Molta retorica, a tratti anche facile e scontata, nei testi di Roberto Natale, che vedono alternarsi il monologo del figlio (voce di Antonio Guidi) alle laconiche parole della madre (Angiolina Quinterno), mentre sulla scena un ometto vaga per le montagne delle Dolomiti rovistando fra neve, campi e grotte. Giuseppe Taffarel è stato un autore molto sottovalutato, passato quasi inosservato nonostante fosse capace di generare con piccoli quadri - come in questo caso - scene profondamente incisive che danno vita a riflessioni affatto scontate per la settima arte. Qui si parla di guerra - della sua insensatezza, della sua crudeltà - senza realmente parlarne, per esempio. 40mila furono i morti in battaglia nelle zone circostanti Auronzo di Cadore e questo breve film rende omaggio a tutti loro e alle loro famiglie. Bianco e nero, un quarto d'ora di durata circa. 6/10.
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