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Vaghe stelle dell'orsa

Regia di Luchino Visconti vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Vaghe stelle dell'orsa

di Serum
8 stelle

Inizia in maniera distesa, con questa giovane coppia che torna nella città natale di lei per cedere al comune parte dei suoi terreni. Tutto appare quasi come un pretesto per una divertente gita fra sposini, ma dopo poco cominciano a riaffiorare persone, luoghi e sentimenti da un passato che sembrava morto e sepolto, e che aspettava solo di poter fare capolino dopo anni di esilio. In fondo, anche se inconsapevolmente, noi siamo come Andrew: turisti, non tanto della Volterra delle cartoline, ma di un equilibrio familiare torbido, fondato su bugie e chiacchiericci; e come lui, nel momento in cui il castello di carte cade, rimaniamo travolti dalla violenza del suo disfacimento (all'inizio lascia intendere a Gianni di aver capito da subito chi fosse Sandra, mentre alla fine, quando lei gli chiede di chi si fidi, le risponde:"io ho fiducia nella donna che conoscevo e che ho sposato. Tu non sai che cosa darei per continuare a poterti credere"). Vaghe stelle dell'Orsa... prende una generica famiglia alto borghese italiana e la destruttura: il rampollo è un disadattato nullafacente con tendenze suicide atte solo ad attirare l'attenzione, ossessionato dalla relazione incestuosa con la sorella che vede come unica isola felice in un oceano di incertezza; la ragazza, dopo aver cercato consolazione in relazioni senza futuro finendo con l'accogliere di buon grado il desiderio del fratello, è fuggita lontano costruendo un matrimonio dal quale ha estirpanto ogni ombra della sua vita precedente; la madre è un caso psichiatrico e appena ha perso il marito è saltata fra le braccia dell'uomo che lo aveva denunciato come ebreo per poi disfarsi rapidamente dei suoi figli (che chiama "mostri"); il padre essendo stato vittima della Storia, morendo ad Aushwitz quando Gianni e Sandra erano ancora infanti, è ovviamente quello che ne esce meglio perché non ha avuto il tempo di rovinarsi con le sue mani, diventando una figura idealizzata che noi vediamo solo come busto commemorativo (e che resterà coperto da un telo fino al finale). Questo è il primo film di Visconti che ho amato davvero, un dramma sinuoso che parte piccolo piccolo per poi esplodere in un confronto finale dolente, con una sceneggiatura magnifica messa in scena con grandissimo gusto e che come piace a me, pur citando Leopardi, è dannunziano fino al midollo nelle premesse, negli ambienti, nei dialoghi, nella caratterizzazione dei personaggi e per certi versi anche nelle conclusioni: Gianni muore dopo l'ennesimo tentato suicidio per cercare di convincere la sorella a tornare da lui e Sandra si avvia a contemplare la statua del padre finalmente rivelata, con la speranza di poter afferrare la mano tesa da Andrew che le scrive di tornare da lui (se saranno in grado di ricostruire la loro relazione noi non lo sapremo, e forse è meglio così).

 

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