Regia di Luchino Visconti vedi scheda film
Nella straordinaria filmografia di Luchino Visconti, Vaghe stelle dell'orsa non può non apparire come un titolo minore. Un dramma che affronta il disfacimento di una famiglia borghese, come in molte altre opere del regista milanese, e che non manca di pregi nell'analizzare il torbido intreccio di sentimenti che sta alla base della trama, ma dove non si ritrova la stessa lucidità di analisi dei grandi capolavori viscontiani e vi sono degli sbandamenti verso una matrice letteraria fin troppo ricercata, di gusto dannunziano. Anche le immagini sono molto raffinate grazie alla pregevole fotografia in bianco e nero di Armando Nannuzzi e all'ambientazione nella città di Volterra, ma il film scivola soprattutto nel preziosismo estenuato e manieristico dei dialoghi fra Gianni e Sandra, dove si affronta uno dei temi più spinosi per la cultura occidentale, quello dell'incesto. Nel cast spicca la prova di buon livello drammatico della Cardinale, espressiva al punto giusto anche se un pò incerta nella dizione (Tullio Kezich parlò nella sua recensione delle "imbarazzanti afonie di Claudia", forse esagerando un pò); fra i caratteristi ho apprezzato molto Marie Bell nei panni della madre e Renzo Ricci come avvocato Gilardini, mentre Jean Sorel e l'inglese Michael Craig mi sono sembrati un pò sfocati, soprattutto il primo che non sembra disporre delle adeguate risorse drammatiche per rendere la complessità del personaggio di Gianni. Il Leone d'oro, come tutti sanno, fu una ricompensa tardiva per quelli che non erano stati assegnati, scandalosamente, a La terra trema, Senso e Rocco e i suoi fratelli: meglio tardi che mai, comunque...
voto 7/10
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