Trama
Una mattina, al risveglio nell'appartamento dove il giorno prima si è tenuta una festa, Sam deve affrontare la realtà: è solo e le strade di Parigi sono piene di morti viventi. Terrorizzato, dovrà proteggersi e organizzarsi per continuare a sopravvivere. Tuttavia, potrebbe non essere il solo a essere scampato alla pandemia.
Approfondimento
LA NOTTE HA DIVORATO IL MONDO: SOLO CON GLI ZOMBIE
Diretto da Dominique Rocher e sceneggiato dallo stesso con Jèrémie Guez e Guillaume Lemans, La notte ha divorato il mondo racconta la storia di Sam, un giovane che si risveglia nell'appartamento dove la sera precedente c'è stata una festa caotica durante la quale ha detto addio all'ex fidanzata. Pur desiderando andare via il prima possibile, è rimasto per poter prendere la sua collezione di dischi.
Al mattino però Sam è costretto ad affrontare un'evidenza inimmaginabile: è da solo mentre le strade di Parigi sono state invase da zombie, non morti generati da una pandemia. Terrorizzato, non ha altra scelta che proteggersi e organizzarsi al meglio per continuare a vivere. Sarà davvero lui l'unico sopravvissuto? Fino a quando potrà resistere al silenzio e alla solitudine?
Con la direzione della fotografia di Jordane Chouzenoux, le scenografie di Sidney Dubois, i costumi di Caroline Spieth e le musiche di David Gubitsch, La notte ha divorato il mondo è l'adattamento di un romanzo di Pit Agarmen, come ha spiegato lo stesso regista: "All'origine del film c'è ovviamente il romanzo di Pit Agarmen, pseudonimo e anagramma che usa lo scrittore Martin Page quando vuole raccontare qualcosa di più pulp. Sono stato sedotto dal testo, dal suo tono atipico e dal mondo in cui pone la questione dell'isolamento e del rapporto con gli altri. E, soprattutto, dalla personalità di Sam, un personaggio che ama la solitudine e rasenta l'agorafobia e la misantropia.
Quando si risveglia, non è del tutto sorpreso dalla trasformazione degli umani in zombie: per lui, le persone sono sempre state come dei mostri ed è predisposto psicologicamente alla sopravvivenza. Come Robinson Crusoe trova una sorta di equilibrio nella nuova situazione, nella sua isola cittadina.
Martin Page, con cui ho voluto confrontarmi, mi ha lasciato libero di cambiare ciò che volevo, non era nelle sue intenzioni avere un adattamento letterale del suo lavoro. Per tale ragione, sono stati apportati dei cambiamenti e, poiché volevo che il suono avesse un ruolo centrale nella vicenda, il protagonista, che nel romanzo è uno scrittore, è diventato un musicista. Di lui ho voluto mettere in risalto la solitudine, quella malattia moderna così diffusa da essere condivisa da un numero considerevole di persone al mondo. Gli esseri umani tendono a isolarsi sempre più ma allo stesso tempo non vorrebbero farlo, sentendosi in colpa per rifiutare la vicinanza degli altri. Ciò porta a una sorta di guerra contro se stessi, che non trova facilmente conclusione. Tale contrasto è reso evidente anche dalla scelta di far avvenire il tutto in un quartiere della Parigi haussmanniana, dove coesistono densità urbana e solitudine individuale.
Amo il minimalismo e l'austerità della messa in scena. Trovo che tutto debba essere essenziale per dare risalto ai personaggi e al nocciolo delle questioni. Innanzitutto, ho voluto che ogni cosa fosse realistica. Perché in tutti i film gli zombie sono rumorosi? Sono privi di vita e in loro non c'è più respiro, per quale motivo emettono suoni? Perciò la mia idea è stata di renderli silenziosi; tutto ciò che è possibile sentire è il rumore delle loro ossa e della loro carne. Ho pensato che fosse più sinistro avere degli zombie silenziosi. In seguito tutto è convogliato in questa prospettiva realistica: gli zombie hanno la stessa forza che possedevano quando erano umani. Né più, né meno".
Il cast
A dirigere La notte ha divorato il mondo è Dominique Rocher, regista e sceneggiatore francese. Appassionato sin da giovane al cinema, ha mosso i primi passi come assistente alla regia subito dopo aver concluso gli studi. Ha anche creato una sua compagnia di produzione, la Buffalo Corp, con cui ha realizzato quattro… Vedi tutto
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Commenti (8) vedi tutti
Il batterista sul tetto, ovvero: passano i mesi, inizia il parkour. Sparita la presenza degli affetti, svanisce il senso del tempo; ci si reinventano gli affetti, e riprende a trascorrere il tempo.
leggi la recensione completa di mckLa canonica fine del mondo dovuta ad affamati zombie. Un film classico nei contenuti che si lascia divorare nella notte in cui ci si sente solitari
leggi la recensione completa di Guidobaldo Maria RiccardelliDi ulteriori film di zombie con protagonisti imbecilli non se ne sentiva alcuna esigenza. Senza contare le incongruenze, come la doppietta a canna lunga che utilizza all’inizio e che magicamente diventa a canne mozze con calcio pistola. Neppure i rari dialoghi (perlopiù soliloqui) lo riscattano essendo banali e puerili. Solo nel finale si nobilita.
commento di MaciknightSoddisfa i 3 requisiti che piacciono alla critica: lentezza appallante, incomprensibilità immotivata e piselli al vento. Sembra voglia fare il verso a "io sono leggenda", ma rimane un film dimenticabilissimo. E aggiungo per fortuna!
commento di PsychomammaIl tema epidemico è qui affrontato con una inusitata vena intimistica e con uno sguardo tutto rivolto alle ripercussioni psicologiche di un'esistenza che si confronta con la propria solitudine nel bel mezzo dell'apocalisse. Voto: 8 alla fine del mondo
commento di ProfessorAbronsiusDiscreta apologia della solitudine. Voto 6.
commento di ezzo24gli zombi afoni lasciano il segno nella cinematografia del genere.
leggi la recensione completa di Mike.WazowskiTanto, sin troppo si è detto sui cosiddetti "non morti", al punto da renderci diffidenti ogni volta che si ripresenta un'occasione per tirarli in ballo. Il film di Rocher però si focalizza sulle difficoltà di gestione della solitudine,quando la sopravvivenza, in qualche modo "stabile",induce a preoccuparsi di problematiche psicologiche non primarie
leggi la recensione completa di alan smithee