Regia di Alessio Maria Federici vedi scheda film
L'idolatria dei napoletani per Maradona.
"Figli di puttana!!!! Figli di puttanaaaa!!!!" urla agli italiani un nano tarchiatello con la maglia dell'Argentina dentro allo stadio San Paolo di Napoli: è la semifinale dei mondiali del 1990 e qualche fischio all'inno argentino causa l'imbarazzante reazione violenta e scomposta in mondovisione da parte del capitano degli ospiti, roba da squalifica di anni. Invece Maradona non solo la passerà liscia quella sera, ma vincerà persino, arrivando in finale scortato dalle ali del tifo di decine di migliaia di partenopei entusiasti presenti in quello stadio, che contrappongono in maniera del tutto insensata la loro napoletanità (e quindi per traslato 'maradonità') all'italianità degli avversari. Il mondiale organizzato in Italia fallisce clamorosamente, una delle più gravi vergogne della storia del nostro calcio se si esclude la becera e triste parentesi Tavecchio/Ventura. Ancora oggi, come questo documentario dimostra al di là di ogni ragionevole dubbio, a Napoli si parla con la luce della gioia negli occhi del trionfo di quella sera, quando si mandò a casa il nemico italiano e si trascinò alla giusta vittoria Maradona e cioè Napoli. Davvero inquietante questo lavoro di Alessio Maria Federici, già autore di alcune commedie leggere (Fratelli unici, Stai lontana da me), qui anche collaboratore insieme al montatore Christian Lombardi della sceneggiatura scritta da Jvan Sica, Roberto Volpe, Antonio Di Bonito e Cecilia Gragnani; Maradonapoli è un'opera esteticamente raffinata a sufficienza, eppure capace di allibire per i contenuti. Gente - intervistata per strada - che si vanta del padre che ha avuto due infarti perchè il Napoli ha perso una partita di campionato; altri che mostrano con orgoglio la carta d'identità con scritto Diego Armando Maradona (nome) Mollica (cognome); chi infine racconta di aver trascurato moglie e figli per andare allo stadio a vedere Diego, perfino in occasioni importanti (uno si vanta di aver disertato la cresima del figlio, per dire). E il fatto che tutta questa idolatria (più volte Maradona viene paragonato a Dio) non venga stigmatizzata, ma sottolineata come un buffo vezzo è ciò che maggiormente preoccupa del film. 4,5/10.
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