Espandi menu
cerca
Il seme della follia

Regia di John Carpenter vedi scheda film

Recensioni

L'autore

FABIO1971

FABIO1971

Iscritto dal 15 luglio 2009 Vai al suo profilo
  • Seguaci 118
  • Post 11
  • Recensioni 526
  • Playlist 3
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi
Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Il seme della follia

di FABIO1971
10 stelle

Una "pedante" premessa. Il film si intitola, in originale, In the Mouth of Madness, come il libro di Sutter Cane: il doppiaggio della versione italiana, quando il libro viene nominato nel film, lo traduce correttamente con Nelle fauci della follia. Il problema, però, è un altro: perchè questa fondamentale identificazione tra titolo del film e titolo del libro si perde nella versione italiana? Il film, infatti, diventa Il seme della follia. Che non c'entra niente e, soprattutto, polverizza la chiave di lettura metafilmica su cui Carpenter ha impostato la narrazione. Nelle fauci della follia non sarebbe stato commercialmente accattivante? Benissimo, traduciamolo con Il seme della follia: però, magari, guardiamo prima il film, no? Così comprendiamo che c'è una motivazione se si intitola come il libro e, magari, ci viene in mente di doppiare con Il seme della follia anche il titolo del romanzo di Cane. Sofismi? No, soltanto il solito, irrispettoso provincialismo terzomondista che contraddistingue le italiche cricche di traduttori.


"Io penso, dunque lei esiste".
[Jürgen Prochnow a Sam Neill]

Titoli di testa: rotative e macchinari tipografici in febbrile attività partoriscono le pagine del nuovo best-seller dello scrittore Sutter Cane (Jürgen Prochnow), Orrore a Hobb's End, il retro della copertina annuncia anche il titolo del suo prossimo romanzo ("coming soon: Nelle fauci della follia"). Un'ambulanza conduce in un ospedale psichiatrico un uomo in camicia di forza, John Trent (Sam Neill): "Non sono pazzo!", urla ai medici dopo aver tentato in ogni modo di sfuggirgli. Lo rinchiudono in una cella di sicurezza insieme ai fantasmi della sua mente, il dottor Wrenn (David Warner) lo incontra mentre con una matita nera sta disegnando centinaia di croci sulle pareti della stanza:
"Sono il dottor Wrenn, cercherò di tirarla fuori di qui".
"Dopo che ho decorato la cella? No, credo che resterò".
"C'è una guardia con i testicoli indolenziti che giura che lei non voleva entrare".
"Ho cambiato idea".
"Capisco. Le croci sono un tocco originale, sono sicuro che le lasceranno, quando le vedranno. Non crede, John?".
"Ha da fumare? Si aspetta che le parli di loro?".
"Di chi?".
"I miei "loro". Ogni schizofrenico ha una mania: c'è chi ha "loro", chi ha "la cosa". E lei vuole sentirmi parlare di loro, vero?".
"Voglio sapere perchè si trova qui".
"Le cose vanno di merda lì fuori, eh?".
"Parliamo un po' di lei".
"Come preferisce. Io sono... ero un investigatore delle assicurazioni, indipendente. Controllavo le richieste fasulle, le frodi, le solite cose. Negli ultimi tempi stavo lavorando per una compagnia qui in città e tutto è cominciato con la sua scomparsa. La scomparsa di Sutter Cane".
La rievocazione in flashback della vicenda ha inizio mostrando John mentre smaschera una truffa assicurativa architettata da un marito maldestro: nel suo lavoro è un asso, il detective "col miglior fiuto per scovare gli imbroglioni". In una New York tappezzata dai manifesti pubblicitari di Nelle fauci della follia, il prossimo romanzo di Sutter Cane ("Impazzirete dalla paura" è la frase-tormentone del lancio commerciale che lo annuncia al pubblico), John riceve il suo nuovo incarico, che riguarda proprio lo scrittore Sutter Cane: la casa editrice dei suoi libri, la Arcane, infatti, ha presentato alla compagnia assicuratrice una richiesta di risarcimento milionaria perchè lo scrittore risulta misteriosamente scomparso. Ma chi è Sutter Cane? E perchè in tutta la città sembra dilagare una specie di isteria collettiva? John se ne rende immediatamente conto quando un folle armato di ascia tenta di ucciderlo ("Non leggi i libri di Sutter Cane?", gli urla prima che la polizia lo abbatta), le sconcertanti immagini diffuse dai telegiornali in tv glielo confermano: "Lo scrittore di romanzi horror Sutter Cane è un innocuo fenomeno popolare o un profeta folle della carta stampata? Queste scene si sono svolte oggi davanti alle librerie di molte città: secondo la polizia i disordini hanno avuto inizio perchè i negozi non erano in grado di soddisfare le richieste dell'ultimo romanzo di Sutter Cane, "Nelle fauci della follia". Quando la narrativa diventa religione? E i suoi fan sono pericolosi?". Si incontra con Jackson Harglow (Charlton Heston), boss della Arcane, e con Linda Styles (Julie Carmen), consulente editoriale delegata alle pubblicazioni di Sutter Cane. "Non è il tizio che scrive quelle stronzate dell'orrore?", ironizza John con Linda, che prontamente ribatte: "Forse è troppo sofisticato per lei: si dà il caso che Sutter Cane sia lo scrittore più letto di questo secolo, ha battuto perfino Stephen King. Cane vende di più!". Lo scrittore è scomparso da due mesi e non si hanno sue notizie da più di due settimane, quando ha spedito ("carta da pacchi normale, senza mittente") al suo agente letterario alcuni capitoli del suo nuovo libro. "Che cosa ha detto il suo agente?", domanda John a Harglow:
"Ha già sentito quello che aveva da dire".
"Non capisco, mi scusi".
"So che lei era presente quando quel pover'uomo è impazzito nel centro di Manhattan: ha assistito alla sparatoria".
"Quel maniaco con l'ascia? Quello era l'agente di Cane?".
John è incredulo, tenta di dissimulare con l'ironia quel velo di inquietudine che inizia ad adombrare i suoi pensieri: "Uno che vende più di Stephen King avrebbe potuto trovare un agente migliore".
Linda gli illustra nei dettagli la gravità della situazione:
"Cane è un autore da un miliardo di dollari, è il pilastro della nostra casa editrice. Abbiamo già venduto i diritti cinematografici del suo nuovo libro, oltre ai diritti di traduzione in 18 lingue".
"Il libro che non riuscite a trovare?".
"Beh, il suo agente l'ha trovato. Almeno una parte...".
"E dopo aver letto qualche pagina di quel capolavoro è uscito brandendo un'ascia in pieno giorno?".
John maschera col sarcasmo le sue perplessità:
"Quel tipo di cazzate va a ruba, vero?".
"Più di quanto lei immagini. Sorpreso?".
"Non c'è più niente che mi sorprende: abbiamo distrutto l'aria, il mare, abbiamo distrutto la nostra salute, perchè non completare l'opera distruggendo anche il cervello?".
"Perchè non prova a leggere qualcuno dei suoi libri? Se riesce a trovarli...".
"Ci sono in videocassetta?".
Linda l'ha convinto: si decide finalmente a leggere i romanzi di Cane, divora quelle "stronzate" una dopo l'altra (ed evidentemente non dovevano esser poi così "stronzate" se, mentre è immerso nella lettura, anche il semplice squillo del telefono è sufficiente per farlo sobbalzare) ed alla fine arriva anche a riesaminare il proprio giudizio: "Sono polpettoni dell'orrore da quattro soldi, sembrano fatti con lo stampino. La trama è sempre la stessa: animali viscidi che strisciano nel buio, uno che si trasforma in mostro... La cosa strana è che sono scritti meglio di quanto ci si aspetterebbe: in un certo senso ti prendono, non so se sia una questione di stile di scrittura o la fantasia descrittiva".
Convinto di essere immune dalle suggestioni artefatte dei romanzi, John scopre, pian piano, di subirne, invece, il fascino inquietante, ritrovandosi improvvisamente tormentato da qualche incubo di troppo. Osservando le illustrazioni sulle copertine dei libri, si accorge che Cane le ha utilizzate come tasselli di una mappa geografica che, ricomposta, segnala l'esatta posizione della località di Hobb's End, teatro immaginario delle vicende dei romanzi. Poichè è convinto che si tratti di una trovata pubblicitaria, o almeno questo gli suggerisce il suo fiuto da detective, propone ad Harglow di cercare Cane: l'editore acconsente e gli affianca Linda. Partono in macchina con molti dubbi e verso una destinazione che neanche appare sulle carte stradali: "Nel mio lavoro si capisce subito che chiunque è capace di qualsiasi cosa, anche la peggiore", riflette John con Linda durante un viaggio interminabile, stanchi, su una strada deserta e senza fine nell'oscurità della notte, entrambi convinti di aver sbagliato direzione ed essersi persi. "Allora lei non crede più a niente?", gli domanda Linda:
"Già. Ma c'è il lato positivo: chi la pensa così non rimane mai deluso. Mi creda, prima il genere umano scompare dalla Terra e meglio è".
"Adesso parla come Cane".
"No, non credo, è lei la patita di Cane".
"Adoro spaventarmi. E i libri di Cane spaventano".
"Ma che c'è da spaventarsi? Non sono mica cose reali".
"Non sono reali per il suo punto di vista e per il momento la realtà le dà ragione. Quello che spaventa, nelle opere di Cane, è ciò che accadrebbe se la realtà desse ragione a lui".
"Qui non stiamo parlando della realtà, parliamo di romanzi, sono due cose diverse".
"È reale quello che noi crediamo che sia reale. Sani e pazzi potrebbero scambiarsi i ruoli: se un giorno i pazzi fossero la maggioranza, lei si ritroverebbe rinchiuso in una cella imbottita e si chiederebbe che cosa sta succedendo fuori".
"No, questo a me non accadrebbe".
"Le accadrebbe se scoprisse che la sua realtà non esiste più: si sentirebbe solo se fosse l'unico sano di mente".
Si danno il cambio alla guida durante la notte: mentre John ne approfitta per dormire, Linda investe un uomo in bicicletta: "Non mi lasciano andare!", le urla, miracolosamente illeso dopo lo schianto, prima di rialzarsi da terra e ripartire con la sua bicicletta verso gli abissi delle tenebre, in un silenzio spettrale, rotto soltanto dal rumore delle pale metalliche di un piccolo mulino agitate dal vento. Salgono di nuovo in macchina, Linda sempre al volante: è l'01:41, John dorme. Poi, improvvisamente, tuoni, luci abbaglianti, un ponte di legno e, all'uscita da un tunnel, la luce del giorno e un cartello stradale: "Benvenuti a Hobb's End". Le strade sono deserte, "sembra un posto normale, solo che non c'è nessuno", commenta John. Cercano una stanza in un hotel, guidati negli spostamenti da Linda, che, nonostante inizi ad essere tormentata da continue allucinazioni, riconosce nei luoghi l'ambientazione dei libri di Cane: è convinta, anzi, che lei e John stiano rivivendo le vicende del romanzo. Poi, finalmente, davanti al portale della sua chiesa, appare Cane: gli uomini della città sono venuti a reclamare un bambino rapito, Cane li disperde scagliandogli contro i suoi ferocissimi cani. John è infuriato, è convinto che Linda, che aveva previsto la scena in ogni particolare, lo stia raggirando. Ma la verità che emerge dalle parole di Linda è tutt'altro che rassicurante: "La scomparsa di Cane doveva essere una trovata pubblicitaria, ma poi è scomparso sul serio. Harglow mi ha mandata con lei per dare credibilità alla storia, ma non avremmo dovuto trovare niente. E invece le dico che quello che stiamo vedendo è vero, non fa parte della nostra messinscena. Sta succedendo sul serio, Trent, ed è tutto scritto in quel libro". John continua a non crederle, ha letto anche lui quei libri, riconosce i luoghi ma non le situazioni. Non ha letto, però, gli spiega Linda, il nuovo romanzo, Nelle fauci della follia:
"Nessuno ne conosceva il contenuto, tranne me e l'agente di Cane".
"Va bene. Di che parla il nuovo libro?".
"Parla della fine, della fine di tutto. E comincia proprio qui, in questo posto, con il Male che ritorna e si impossessa di Hobb's End un po' per volta, a partire dai bambini. Parla di persone che si trasformano in cose, di creature che non hanno più nulla di umano".
"Sono fantasie, Styles, fantasie".
"Dobbiamo leggere quel libro per potercene andare da qui".
"A che cosa ci servirebbe?".
"A sapere come finisce".
Ma John ne ha abbastanza e decide di ripartire; Linda, invece, non vuol saperne finchè non avrà parlato con Cane. Lascia John in hotel e raggiunge la chiesa di Cane, entra ugualmente nonostante l'iscrizione all'ingresso ("Chiunque osi entrare in questo luogo sconsacrato sia dannato per sempre"), lo trova in una stanza mentre sta scrivendo a macchina:
"Linda, lieto di rivederti. Questo libro puoi viverlo come personaggio, dall'interno. Buffo, non è vero? Per anni ho creduto di inventarle io le mie storie, ma sono loro a dirmi quello che devo scrivere, a darmi il potere di farlo diventare reale. E ora lo è".
Solo in quel momento Linda si rende conto di essere perduta per sempre: Cane le mostra il libro, le immagini di Nelle fauci della follia (il libro, il film, persino l'istantanea della sala cinematografica in cui viene/verrà proiettato) la travolgono come schegge impazzite, i suoi occhi lacrimano sangue. Raggiunge, devastata, John in albergo, gli urla, prima di perdere i sensi, di non leggere assolutamente il libro. John scende nella hall a cercare aiuto dalla padrona dell'hotel, la signora Pickman (Frances Bay), scoprendo, invece, che ormai è troppo tardi: i mostri sono ovunque, l'incubo ha avuto inizio e il cervello di John va in pezzi. Fugge in macchina con una Linda indemoniata, cerca disperatamente l'autostrada, si ritrova nello stesso punto del viaggio d'andata dove avevano investito il ciclista, che ora è di nuovo lì con la sua bicicletta, insieme al silenzio spettrale squarciato dalle raffiche di vento e dal rumore delle pale del mulino. John è ormai risucchiato in una spirale di orrori allucinanti, impossibilitato a fuggire finchè non si sarà confrontato con Cane. Lo incontra in un confessionale della chiesa:
"Vuol sapere qual è il problema di questo posto e della religione in generale? Non è mai riuscita a comunicare la cognizione dell'orrore: cerca di ottenere la disciplina con la paura, ma non ha capito la vera natura degli esseri umani. Nessuno li ha mai capiti abbastanza per renderli reali. Non si può dire lo stesso dei miei libri".
"I suoi libri non sono reali".
"Hanno venduto più di un miliardo di copie, i miei libri sono stati tradotti in 18 lingue, sono più quelli che credono nella mia opera che quelli che credono nella Bibbia".
"Qual è il suo scopo?".
"Credo che lei lo sappia".
"Deve esserci una spiegazione logica per quello che ho visto stasera, prima o poi riuscirò a venirne a capo e sono sicuro che sarà una spiegazione semplicissima".
"Lei cerca sempre l'imbroglione, anche adesso sta tentando di razionalizzare".
"E comunque... i suoi libri fanno schifo!".
"Dovrebbe leggere quello nuovo: gli altri hanno fatto una certa sensazione, ma le assicuro che questo farà letteralmente impazzire".
"Così pare".
"Preparerà il mondo per il cambiamento, trarrà la sua forza dai nuovi lettori e dai nuovi credenti. È questo quello che conta: la fede. Quando la gente comincia a perdere la capacità di distinguere tra fantasia e realtà, le creature del passato possono iniziare il loro viaggio di ritorno: più numerosi sono quelli che credono, più veloce è il viaggio. E considerando quanto hanno venduto i libri precedenti, questo avrà moltissimi lettori".
Poi gli affida il manoscritto del nuovo romanzo, il compito di John è di diffonderlo nel mondo: si oppone, Cane sta tentando di convincerlo di essere soltanto il parto della sua fantasia di scrittore: "Crede che il mio agente l'abbia assalita per caso?", gli rivela Cane, "aveva letto di lei nel libro, sapeva che lei avrebbe consegnato il mio manoscritto al mondo per dare inizio al cambiamento e voleva fermarla". Nelle fauci della follia viene pubblicato, la realtà ha accolto nuovamente John, sano e salvo. Ma quale realtà? E sano e salvo non di certo: il suo equilibrio è sconvolto, irrimediabilmente infettato dalla follia dilagante che contagia ogni lettore del libro (e presto anche ogni spettatore dell'imminente versione cinematografica), deve essere internato in un ospedale psichiatrico. Fine del flashback.
Dopo averlo pazientemente ascoltato, il dottor Wrenn lo saluta e, pur non credendogli minimamente, gli promette di ritornare. John è rassegnato e, consapevole dell'ormai prossima estinzione della razza umana, si prepara alla fine. Infatti si accorge che nell'ospedale non c'è più anima viva, esce dalla cella, torna in una città deserta. Si chiude in un cinema, dove proiettano Nelle fauci della follia: le immagini del film lo investono brutalmente. Scoppia in una risata fragorosa, isterica, disperata: aveva ragione Sutter Cane.
Terzo film della carpenteriana "trilogia dell'apocalisse" (dopo La cosa e Il signore del male), un angosciante e tesissimo delirio nichilista sulla corsa verso l'autodistruzione del genere umano, visivamente portentoso per la raffinatezza stilistica con cui traduce nella smagliante messinscena (magnifica la fotografia di Gary B. Kibbe, colonna sonora di Carpenter e Jim Lang, effetti speciali curati dalla Industrial Light & Magic) le pulsioni apocalittiche della vicenda. Spalleggiato dalla sceneggiatura di Michael De Luca, presidente ed executive producer della New Line Cinema (poi passato, in seguito, alla Dreamworks), e dalla vibrante interpretazione di Sam Neill, che trasforma il suo John Trent, con un occhio al Fred MacMurray di La fiamma del peccato, in un indimenticabile detective dell'incubo, Carpenter realizza uno dei suoi capolavori assoluti, folgorante sintesi e contemporaneo, irraggiungibile flashforward del suo cinema: la realtà è inconoscibile, le immagini (la finzione) non ne consentono l'interpretazione, folle è pretendere di comprenderla, anche solo il tentativo di fissarne un'istantanea può far lacrimare sangue dagli occhi (o causare allucinazioni). Metacinema di sublime finezza ed incisività, che confonde e riesamina il ruolo dello spettatore di fronte alla finzione artistica per evidenziarne la soggettività dell'esperienza e ribaltare le prospettive della fruizione: polverizzando i confini tra realtà e finzione, infatti, si compie (scrutandone le reazioni nei labirinti della mente) proprio l'identico ribaltamento di ruoli che nel film finisce per trasformare i "sani" in "folli" (e viceversa...). Il seme della follia è anche Lovecraft, è i Miti di Cthulhu, è At the Mountains of Madness, è un omaggio appassionato alla rappresentazione del Male nelle pagine allucinate dello scrittore di Providence. Ma è anche uno scintillante e virtuosistico compendio delle componenti più vitali alla base del cinema del suo autore: manca solo l'Assedio, "materia" drammaturgica basilare dei suoi capolavori, ma è presente la sua logica prosecuzione, ovvero l'altrettanto fondamentale tematica della Fuga e qui, in termini di rilettura e aggiornamento "poetico", Carpenter eccelle in raffinatezza, con la Fuga che si annulla in se stessa tornando al punto di partenza, traduzione di un passaggio dimensionale nello spazio che (ri)conduce nello stesso tempo (in linea, quindi, con le analoghe esplorazioni e i paradossi "dimensionali" della letteratura fantastica, da Jorge Luis Borges a Philip K. Dick), immergendola, però, nelle insostenibili atmosfere da incubo evocate dalla vicenda. Senza troppi giri di parole: semplicemente una delle meraviglie cinematografiche del decennio.

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati