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Deadpool 2

Regia di David Leitch vedi scheda film

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La recensione su Deadpool 2

di alan smithee
5 stelle

In effetti Deadpool, supereroe di recente invenzione, ultimo arrivato in casa Marvel, non certo all’altezza della fama dei capisaldi della grande casa produttrice riconvertitasi con gran successo al mercato della produzione cinematografica, ha reinventato le sorti del supereroe, introducendo quella scorrettezza di fondo, quella trivialità, ironia e sarcasmo che hanno subito saputo conquistarsi i favori del pubblico e dare nuovo respiro ad un presente milionario, ma dai contenuti un po’ tanto asfittici e ingessati, tanto da creare un certo disappunto nei confronti di chi anni fa era lettore affezionato di supereroi, e se li ritrova ora in carne ed ossa, mutati, anzi stravolti nei carattere, nelle attitudini e nella costruzione delle singole spesso tormentate sfaccettature psicologiche e personali.

Marvel-cinema punta al successo a tutti i costi, proponendo accozzaglie tra eroi che nel mondo del fumetto sarebbero apparse impossibili ai puristi intenditori, e prosegue imperterrita una saga infinita che si sbilancia ogni volta su un protagonista in particolare, salvo poi raggrupparne le redini a livello di Avengers, accozzaglia senza senso di nomi e volti di star, macchina da soldi sempre più vuota ed indigesta.

In questo senso Deadpool è stata una svolta fondamentale, che ha potuto concentrarsi senza timori riverenziali o pericoli di storpiature inverosimili (di cui sono rimasti vittime molti, se non tutti i supereroi originali), su un eroe nuovo, e come tale libero di trascinarsi addosso e dietro quell’aurea da scorrettezza infingarda e irresistibile, da buffone di corte, approfittatore, opportunista e maldestro, che ha portato il fumetto più verso i binari della commedia scatenata e grottesca, guadagnando i favori del pubblico indistinto, e riuscendo a farsi accettare pure dagli appassionati di fumetto più irriducibili.

Indispensabile, dopo il successo del capostipite, pensare a bissare il successo, e per questo mantenere quasi inalterata la squadra vincente (a parte la regia che passa in mano a quel David Leitch assai galvanizzante con i precedenti John Wick e Atomica Bionda), con il protagonista Ryan Reynolds coinvolto anche come terzo sceneggiatore assieme agli originali Reese e Wernick, oltre che come produttore esecutivo.

E se lo spirito goliardico e politicamente scorretto, verace e sin scurrile si mantiene vivo e potente in coerenza con l’originale, è la pochezza della storia, il vero problema di Deadpool 2: che non manca di giovarsi di piccole chicche geniali e divertenti, prima fra tutte la costituzione della improbabile squadra di nuovi Xmen dai superpoteri irresistibili, nonché la decisione di farla naufragare a seguito di un disastroso atterraggio avventato tramite paracadute, che si rivela un’ecatombe divertentissima. Ma la vera genialata è aver intuito che il superpotere più forte e in grado di fare la differenza è la “fortuna”, di cui impara a giovarsi la bella eroina per caso che si presenta alle audizioni, sopravvivendo laddove gli altri invece falliscono clamorosamente.

La fortuna è il vero superpotere, quello in grado di fare la differenza.

Al di là di questa piccole (ma autentica) perla di saggezza, non rimane molto altro da segnalare, se non un bell’inseguimento dell’eroe più scassato del pianeta a bordo di un fiammante vespino piaggio, e un nemico-amico interpretato da un simil-Terminator assegnato con una certa pertinenza a Josh Brolin, il cui personaggio tuttavia appare incolore, irrisolto e sostanzialmente mal scritto, oltre ad un bimbetto grassottello con le mani bollenti che non funziona come si sarebbe potuto pensare, e i soliti due Xmen di riserva  che appaiono completamente incolori e sottotono; nemmeno i 4/5 finali che si susseguono a ruota, più o meno a sorpresa, conditi da refrain accattivanti e sin trash di A-ha e Cher, riescono a risollevare le sorti di un filmetto probabilmente molto/troppo pensato per far soldi, piuttosto che per concepire buon cinema anche se a largo consumo.

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