Regia di Matteo Botrugno, Daniele Coluccini vedi scheda film
Film "sociale"ambizioso,tratto dall'omonimo best seller di Walter Siti, è frammentario e sfilacciato.
La periferia degradata di Roma,nella fattispecie la borgata laurentina,fa da sfondo al dramma di alcune famiglie:una donna maltrattata dal marito, una coppia in crisi, Chiara e Marcello, incallito cocainomane,culturista fanatico, che contemporaneamente coltiva una relazione intima con uno scrittore il professore Walter,Salemme,in un ruolo insolito,poi un bamboccione ladruncolo che vive di piccoli espedienti insieme alla madre, e Mauro freddo e cinico spacciatore,che vuole compiere il salto di qualità , mentre il rapporto con la moglie Simona si va deteriorando.
"Il contagio" segue l’intrecciarsi di queste storie,. La quotidianità di questi personaggi è la sostanza del film e il movimento della macchina da presa è scrupolosamente usato, per far penetrare lo spettatore nei loro piccoli e squallidi appartamenti, per spiarli dall’interno .La disperazione che lega i personaggi è sia esistenziale,che urbana, radicata nel quartiere ma anche, in un quadro più generale.
Quando Pietro abbandona la periferia per recarsi nella facoltosa zona Prati di Roma, grazie alle sue attività connesse a quelle criminali della delinquenza organizzata, la sua esistenza migliora dal punto di vista economico,ma non certo sul piano sociale e personale dove è rovinosamente fallimentare,consumato sempre più dall’uso di droghe,imbocca una disgraziata parabola discendente
La voce fuori campo del Professore, e poeta è quella di Salemme, che descrive questo percorso.Alter ego di Walter Siti, autore del romanzo da cui è tratto il film.
Non ho letto il libro,tuttavia il "contagio"al di la dei buoni propositi,coltivando la velleità di essere un affresco della Roma contemporanea,non mi sembra che ne colga appieno lo spirito.La capitale è una città singolare e ricca di contraddizioni,questo sguardo sulle periferie esistenziali della città e sui suoi protagonisti appare frammentario e forzato, muovendosi tra una dimensione corale e socio-esistenziale ,si sfilaccia in un disordinato parapiglia narrativo di situazioni, poco credibili e personaggi appena accennati
Sembra l'ennesima pagina di quel romanzo criminale che pare essere infinito,la solita descrizione dell'intrico vizioso di illegalità diffusa, dove mondo di sotto, di sopra e di mezzo si incrociano,tra sottoproletariato deviato,crimine organizzato e relativa sponda politica.
Corre obbligo però sottolineare la prova recitativa di Salemme in un ruolo drammatico,teoricamente lontano dal suo profilo artistico,dove tuttavia fa la sua parte con grande professionalità, a rammentarci che anche se prestato spesso a filmetti di poco conto, possiede un talento attoriale, non di poco conto.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta