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Il contagio

Regia di Matteo Botrugno, Daniele Coluccini vedi scheda film

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La recensione su Il contagio

di Furetto60
4 stelle

Film "sociale"ambizioso,tratto dall'omonimo best seller di Walter Siti, è frammentario e sfilacciato.

La periferia degradata di  Roma,nella fattispecie la  borgata laurentina,fa da sfondo al  dramma di alcune famiglie:una donna maltrattata dal marito, una coppia in crisi, Chiara e   Marcello, incallito cocainomane,culturista fanatico, che contemporaneamente coltiva una relazione intima con uno scrittore il professore Walter,Salemme,in un ruolo insolito,poi  un bamboccione ladruncolo che vive di piccoli espedienti insieme alla  madre, e  Mauro freddo e cinico spacciatore,che vuole compiere il salto di qualità , mentre il rapporto con la moglie Simona si va deteriorando.

"Il contagio" segue l’intrecciarsi di queste storie,. La quotidianità di questi personaggi è la sostanza  del film e il movimento della macchina da presa è scrupolosamente usato, per far penetrare lo spettatore nei loro piccoli e squallidi appartamenti, per  spiarli dall’interno .La disperazione che lega i personaggi è sia esistenziale,che urbana, radicata nel quartiere ma anche, in un quadro più generale.

Quando Pietro abbandona la periferia per recarsi nella facoltosa zona Prati di Roma, grazie alle sue attività connesse a quelle criminali  della delinquenza organizzata, la sua esistenza  migliora dal punto di vista economico,ma non certo  sul piano sociale e personale dove è rovinosamente  fallimentare,consumato sempre più dall’uso di droghe,imbocca una disgraziata parabola discendente 

La voce fuori campo del Professore, e poeta è quella di Salemme, che descrive questo percorso.Alter ego di Walter Siti, autore del romanzo da  cui è tratto il film.

Non ho letto il libro,tuttavia il "contagio"al di la dei buoni propositi,coltivando la velleità di essere un affresco della Roma contemporanea,non mi sembra che ne colga appieno lo spirito.La capitale è una città singolare e ricca di contraddizioni,questo sguardo  sulle periferie esistenziali della città e sui suoi protagonisti appare frammentario e forzato, muovendosi  tra una  dimensione corale e  socio-esistenziale ,si sfilaccia  in un disordinato parapiglia narrativo di situazioni, poco credibili e personaggi appena accennati 

Sembra l'ennesima pagina di quel romanzo criminale che pare essere infinito,la solita descrizione dell'intrico vizioso di illegalità diffusa, dove mondo di sotto, di sopra e di mezzo si incrociano,tra sottoproletariato deviato,crimine organizzato e relativa sponda politica.

Corre obbligo però sottolineare la prova recitativa di Salemme in un ruolo drammatico,teoricamente  lontano dal suo profilo artistico,dove tuttavia fa la sua parte  con grande professionalità, a rammentarci che anche se prestato spesso a filmetti di poco conto, possiede un talento attoriale, non di poco conto.

 

 

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