Regia di Francis Lawrence vedi scheda film
Spy story modaiola che guarda un po' verso Il Ponte delle Spie (2015) di Spielberg, da cui ruba tutta la parte finale, un po' alla carica erotica e al contempo action di Atomica Bionda (2017), avendo tuttavia il vanto di esser ispirato da un romanzo (Nome in codice: Diva) che ha preceduto entrambi i film indicati. Dietro alla sceneggiatura c'è infatti un soggetto dell'ex agente della C.I.A. Jason Matthews datato 2013 e la cosa è percepibile nella carratterizzazione in negativo, specie se contrapposti agli americani, degli agenti segreti russi. Le Sparrow, ovvero le prostitute di lusso addestrate dallo stato russo per rubare informazioni a diplomatici o agenti occidentali, vengono portate in scena con tutti gli stereotipi del caso: bellezza ammaliante, facilità nel concedersi all'uomo di turno e, soprattutto, un background alle spalle di violenze, manipolazioni e voglia di fuggire da piena guerra fredda. Lo stato russo è violento con le proprie donne. Pratica la tortura con metodi da torture-porn, chiede di sacrificare ogni cosa per il bene superiore dello stato, addirittura con una scuola di formazione in cui si insegna l'arte della seduzione e della manipolazione mentale (forse la parte migliore del film, con una glaciale Charlotte Rampling nei panni della professoressa matrona).
Buonissime le interpretazioni, montaggio rapido con Francis Lawrence, reduce dalla saga Hunger Games, abile nello scandire apprezzabile ritmo. Pur non ammirando niente di nuovo, non ci si annoia e alla fine, complice una discreta messa in scena e una patinata fotografia, si raggiunge il risultato voluto, tra corteggiamenti, inseguimenti, torture e qualche momento erotico un po' ardito (giusto un paio di scene) che portano al divieto ai minori di anni 14.
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