Regia di Lucio Fulci vedi scheda film
Mi sono chiesta se il film di Lucio Fulci meritasse più di due stelle, infine ha conquistato qualcosa in più grazie alla perfetta rappresentazione dei film di genere dell’epoca e per il fatto di avermi comunque convinta a vederlo fino in fondo. Il film è pieno di lacune tuttavia è ricco di colpi di scena fino alla fine, con un groviglio di sospetti sul possibile assassino: è il marito, arrivista, belloccio e fedifrago, la figlia di questo, ragazzina odiosa ed equivoca, il potente padre di Florinda Bolkan, i due sgangherati hippies? Nonostante la costruzione del giallo induca alla suspence, alcune ingenuità sono tali da far perdere la tensione e strappare qualche risata, le scene oniriche, le location, i pipistrelli e le cavie sezionate e ancora vive (!!!!) sono ben lontani dal creare emozioni. I personaggi sono stereotipi ideologicamente poco credibili, a cominciare dai due “capelloni”(sic!): la scena in cui il giovane in crisi di astinenza subisce l’interrogatorio di polizia non solo non è plausibile ma insopportabile. Persino la colonna sonora non sarà certo ricordata come una delle indimenticabili di Ennio Morricone. Una menzione speciale merita il trucco e parrucco: un film che ha molti primi piani richiede un’attenzione particolare ai volti, invece l’abbondanza di cerone dell’identico colore per tutti (suvvia, un po’ di fard avrebbero potuto usarlo!!!), e anche le pettinature sono sciatte e senza cura (ricordiamo ben altra chioma della Bolkan! Mi vengono in mente “Indagine su un cittadino…” e persino “Acqua e sapone”), fino alle ridicole bande laterali dell’acconciatura di Jean Sorel su cui sono stati riversati numerosi flaconi di lacca che sembrano coprire delle gran orecchie a sventola che non mi pare l’attore abbia. Un’ultima stupida nota: la vittima ha pochissime pose, è poco più di una comparsa, avrebbero potuto sceglierla tra mille: perché questa giovane donna con una decina di otturazioni argentate in mostra?
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