Regia di Federico Fellini vedi scheda film
Il segmento centrale della felliniana "trilogia cattolica", è il vivido ritratto di una categoria che assume(qui) forme oramai crepuscolari: i "bidonisti",uomini "nati" durante (e dopo) la guerra che hanno fatto dell'arte di arrangiarsi un modus-vivendi.Una professione del tutto italica verrebbe da dire,chissa' quanti di noi si sono imbattuti in questi sedicenti imbonitori,che ci hanno rifilato un mattone al posto di un lettore dvd? certamente tanti,visto che la "sottocategoria" continua a pullulare negli autogrill e in qualunque agglomerato popolare.Considerando i tempi di crisi il numero potrebbe aumentare sensibilmente.Fellini durante la permanenza romana in piena guerra, conobbe questi soggetti dall'imbroglio facile.Reduce dall'enorme successo della "Strada", Federico vuol dedicare un film alla suddetta categoria.Basandosi sul vissuto reale,capito' che in uno dei famosi vagabondaggi notturni conobbe un anziano "bidonista"(attivo durante la guerra) dai quali racconti trae l'ispirazione per il film.Il suo "peggior film", un fiasco di critica e pubblico,ma forse uno dei migliori del "Fellini neorealista".Un Federico dal tratto atipico:cinico,nichilista,amaro,col sottofondo clericale dell'Italia di allora, contadina e "credulona".Augusto,Picasso e Roberto,un evoluzione umana dei "Vitelloni",degli sfaccendati provinciali, impreparati all'avanzata del "boom economico",s'inventano un modo per sopravvivere. Il piu' cinico,gretto e meschino: giocare sulla dabenaggine dello spaccato populista, ancora vivo e palpabile,quello degli straccioni, mostrati da Fellini discostandosi dal poetismo della "Strada"e avvicinandosi al neoralismo di "De Sichiana" memoria. Una pieces dei disgraziati che sfiora il pietismo,dove la fede cattolica è l'unica ancora di salvezza,un dogma popolare preso "alla buona" dai tre truffatori per fregare il contadino di turno.Questo sono i tre "bidoni",uomini che sopravvivono alla giornata,ognuno a modo proprio:chi compiaciuto,chi pentito e chi avviandosi ad una sorta di "redenzione" sfociante nel martirio apologico.Il miglior "Fellini neorealista"è racchiuso nei 112 minuti di pellicola,di certo non il Fellini poetico della "Strada" o "Le notti di Cabiria". "Il bidone" merita pero' una rivalutazione "postuma", nel contenuto diligentemente realista,cinico,nella lungimiranza sondante ambienti da "Dolce vita",vedi la festa di capodanno,"un orgia" vuota e decadente.Una delle feste chiamate del maestro "Inferno", cominciata nel carnevale dei "Vitelloni" e proseguita nell'apoteosi lirica della "Dolce vita".Gia' "La dolce vita" il capolavoro del 1960 che consacro' Fellini nell'olimpo dei miti,il racconto dell'Italia in trasformazione e del suo popolo effimero.Maschere
Italiche "da commedia" che vedremo nel decennio successivo e che oggi si travestono da religiosi.Il dogma religioso caro a Fellini è l'imperativo del film,un po sofferente di patetismo e illuminato dalla forza recitativa dello straordinario Broderick Crawford.La religione dell'epoca è l'ideologia dominante,la speranza dei diseredati,come la giovane invalida che "Monsignor Augusto" incontra nel finale.Una giovane ingenua e felice nella disgrazia,perche' "Ha incontrato Dio".Augusto non rimane immune dalla candida creatura, che lo riporta al dolore d'una figlia abbandonata."Il bidonista" disilluso e solitario spende l'ultimo atto della sua vita.Accingendosi a "Bidonare" a i meschini compari,rimarra' vittima della turpitudine.Una vita spesa male è un boomerang che colpisce,avviando il protagonista alla stupenda esizialita' finale,per la quale Francois Truffaut si espresse cosi'.....
"Resterei per ore a veder morire Broderick Crawford"
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