Regia di Federico Fellini vedi scheda film
E' un grande film, molto amaro, tragico, un pugno nello stomaco. Siamo infatti ancora nel primo periodo felliniano, quando il grande regista non era ancora visionario, compiaciuto di se stesso, e non faceva di tutti i personaggi delle caricature per prendere in giro i ricchi snob. Qui siamo alle prese con una vicenda molto seria, realistica, drammatica, con personaggi a tutto tondo, che tocca problemi morali di primaria importanza. Ieri come oggi c'erano gruppuscoli criminali che truffavano e ingannavano quelli che erano già poveri e provati dalla vita. La motivazione è sempre la stessa: fare molti soldi in modo facile e veloce, per evitare la fatica quotidiana del lavoro. Il fatto che certi abbiano "la faccia pulita" e perbene forse aumenta ancor più la gravità di quelle operazioni. Il protagonista però è il "monsignore" ed è su di lui che verte l'attenzione della sceneggiatura. E' un personaggio combattuto tra bene e male, tra una vita sregolata e l'aspirazione ad un'esistenza pulita, con la famiglia che ha abbandonato (o dalla quale è stato cacciato per presumibili motivi). O meglio è uno che vive nel male, praticando le truffe più odiose sulla povera gente, sfruttando la loro ingenuità, la loro buona fede (in tutti i sensi), la loro stessa povertà; sente però il pungolo della coscienza che lo spinge a dare un taglio a tutto ciò. Il pungolo diviene più forte quando incontra sua figlia (bellissime le scene, è grande cinema), e diviene insopportabile nella truffa finale, più sfrontata e vigliacca di tutte le altre. Questo è secondo me un episodio magistrale. Il regista rapppresenta con molta intensità e verità il tormento interiore di un uomo a cui Dio offre pressantemente un'ultima possibilità di conversione, facendogli vedere in modo lampante il male tremendo che sta compiendo, quando è ancora in tempo per tornare in dietro. E' una possibilità che viene offerta a tutti anche nella realtà, quando si è incamminati sulla via della perdizione e si è a un passo dalla morte. Le scene con la ragazza zoppa sono di una tensione altissima, affermazione che solo uno sguardo superficiale potrebbe trovare esagerata. La coscienza lo tormenta così tremendamente che quasi non riesce a parlare, lo fa sudare freddo, e che lo fa fare schifo a se stesso. Fellini riesce a rappresentare molto bene quanto il male possa essere odioso, raccapricciante, e ingiustificabile. La scelta finale di quell'uomo, dopo quel momento di verità e di luce interiore, è però agghiacciante nella sua meschinità e vigliaccheria, ma è quella che purtroppo molti fanno in frangenti simili. Agghiacciante è anche l'egoismo degli altri della banda. Mi domando da dove reigsta regista e sceneggiatori abbiano tratto ispirazione per la rappresentazione di un dramma così, reale, intenso e tremendo. Forse dalla loro stessa interiortà, intravvedendo confusamente in essa la tragica scelta del "monsignore"?
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta