Regia di Federico Fellini vedi scheda film
A prima vista, un'ordinaria vicenda di truffe e truffatori. A ben vedere, un film difficile, che, con una forza quasi mistica, si pone di traverso alla morale spicciola de "il fine giustifica i mezzi". La storia si incunea arditamente nelle crepe dell'etica casereccia, pronta a giustificare qualsiasi gesto sia compiuto per il "bene della famiglia". La portata di un reato va invece misurata sull'entità e le circostanze del danno inflitto: l'amore per i figli è solo un alibi, perché rubare a quelli altrui per dare ai propri è solo una forma allargata di egoismo. Fellini supporta questa provocatoria tesi con l'evidenza dell'incrollabile cinismo di Augusto, che non si perita di infierire sulla disgrazia e sulla miseria della gente, e che solo a fronte della morte, dopo un'agonia atroce e solitaria, sarà infine indotto al pentimento. "Il bidone" riprende da "La strada" il tema della vittima innocente, il cui ricordo troppo tardi suscita, nel carnefice, un irrimediabile rimorso. Ma questa volta la condanna, anziché sfumare in un poetico monologo interiore, assume la forma perentoria ed emblematica di una parabola evangelica, pronunciata, a mille voci, dal coro neorealista della povera Italia postbellica.
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