Regia di Federico Fellini vedi scheda film
Non è fra i più noti film del Maestro, ma rientra nella logica dei lavori di quegli anni (peraltro è girato a cavallo fra i due Oscar La strada e Cabiria): un'umanità povera - il richiamo al neorealismo è in questo film più forte che mai - anche e soprattutto di valori, disperata ed in cerca di una 'ricostruzione' innanzitutto interiore. La buona volontà, la 'fede' in un certo senso, non manca, anche se qui tocca i minimi storici per il regista-autore di personaggi che rappresentano la speranza e la voglia di continuare a mettersi in gioco come Cabiria o Gelsomina. Augusto ha, a modo suo, un'innocenza di fondo - la stessa che lo porta a stravedere per la figlia ed a rischiare una brutta fine, che puntualmente arriva, pur di aiutarla a realizzare i suoi sogni. Molto bravo Fabrizi, Baseheart e la Masina fanno il loro dovere. Nella scena della festa di capodanno in casa del malavitoso, in mezzo alla varia umanità e alle bizzarrie che essa compie, scorre già un primo presentimento di Dolce vita.
Una banda di piccoli truffatori vive alla giornata. L'ambiente 'lavorativo' è difficile e non sempre i colpi vanno bene: finte assegnazioni di case popolari ai poveri in cambio di qualche risparmio, falsi preti che chiedono il pagamento anticipato di un numero sostanzioso di messe; e via dicendo. Un giorno Augusto decide di fregare gli altri facendo suo tutto il bottino: gli serviva per aiutare la figlia a trovare un lavoro. Ma i complici lo abbandonano morente lungo la strada dopo averlo malmenato.
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