Regia di Federico Fellini vedi scheda film
Dopo i fasti internazionali de La strada, il trentacinquenne Federico Fellini si ritrova a disposizione due attori internazionali (il premio Oscar Broderick Crawford e il misconosciuto Richard Basehart) e un copione le cui atmosfere si avvicinano a quelle del capolavoro precedente. Tuttavia Il bidone è un’altra cosa, non ha il tono tragico, poetico e favolistico del film del 1954, ma si adagia su sensazioni più aspre e ciniche, finanche comuni. I personaggi del film non sono funamboli da circo, ma uomini del quotidiano, piccoli truffatori senza scrupoli che fanno la propria vita non senza difficoltà. I tre del gruppo iniziale (Augusto Rocca, il capo; Picasso, l’artista maritato; Roberto, il viveur) sono tra di loro speculari, coltivano differentemente tre diverse nature (il primo la rassegnazione al proprio ruolo, il secondo la necessità del bieco lavoro, il terzo la gioiosità di fregare la gente) e prendono anche strade diverse (anzi, di due di loro sappiamo ben poco). Fellini e i suoi sceneggiatori Ennio Flaiano e Tullio Pinelli sono più interessati all’indagine psicologica del personaggio di Augusto, che alle soglie dei cinquant’anni tenta di prendere una strada più civile non riuscendoci, e che quindi contiene in se stesso una pateticità malinconica ben evidente.
È sua la seconda parte, più cupa e triste, con la composizione di una nuova gang di bidonisti organizzata dopo la scarcerazione: è proprio durante un bidone ad un contadino disgraziato che Augusto si rende conto della meschinità della propria professione, quando non ci riesce a fregargli soldi perché impietosito dalla figlia paralitica di questi. I nuovi compagni non glielo perdoneranno, ed infatti fa una brutta fine. L’amaro e fosco apologo felliniano è originale e discontinuo (specie nella seconda parte, dove ci si abbandona troppo al miele patetico), ma può vantare almeno una sequenza di alta fattura: la festa di Capodanno a casa di un ex bidonista, da cui Augusto cerca di farsi assumere come segretario, Picasso e la moglie si sentono inadeguati e Roberto ruba un portasigarette d’oro. Nino Rota musica con classe e discrezione, e nel reparto attoriale meritano menzioni il crepuscolare Broderick Crawford, il mondano Franco Fabrizi e Giulietta Masina in un ruolo piccolo ma importante.
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