Regia di Riccardo Freda vedi scheda film
L'imperatore della Cina soccombe: il Gran Khan usurpa il suo trono, ma i ribelli capeggiati da Chu hanno intenzione di disfarsi del tiranno. Con l'aiuto del forzuto e ardito Maciste, naturalmente, tutto sarà più semplice.
Tra la fine degli anni Cinquanta e i primi Sessanta anche Riccardo Freda dovette cedere al fascino del film ambientato nell'antichità, il cosiddetto peplum; questo Maciste alla corte del Gran Khan non è sicuramente tra i titoli più memorabili da lui diretti, ma risulta comunque confezionato in maniera piacevole, con un budget decentissimo, e offre un centinaio di minuti spensierati a base di intrighi, vendette e immancabile conclusione positiva, con il trionfo della giustizia che va di pari passo con il lieto fine della sottotrama sentimentale. L'ambientazione in terra asiatica non frena la coproduzione italo-francese della pellicola, che inserisce nel cast una buona serie di interpreti orientali, mentre al centro delle vicende c'è l'americano Gordon Scott, fino a quel momento noto principalmente come Tarzan (ma in quello stesso 1961 venne chiamato a interpretare di nuovo Maciste in Maciste contro il vampiro; curiosamente all'estero – dove Maciste non esiste – il protagonista si chiama Sansone). Ritmo buonissimo, avventure e azione un tanto al chilo, effetti speciali tra l'ingenuo e l'imbarazzante (Scott che solleva un albero secolare con la sola forza delle braccia, e poi lotta contro una tigre pupazzo); la sceneggiatura porta le firme di Oreste Biancoli e Duccio Tessari, da un soggetto del primo. 4/10.
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